martedì 27 gennaio 2009

DALLA NOSTRA MUSICA PRENDEREMO LA NOSTRA FORZA!!!

Vedo troppa rassegnazione attorno a me...ormai sempre più persone hanno capito il problema ( infatti il problema è questo, non basta raccontarlo, bisogna rendersene conto personalmente ) e che cosa fanno? Si chiudono dietro al fatto che il nostro sistema è fatto così.
Ed iniziano a deprimersi , a soffrire per questa situazione senza invece sfruttare quelle stesse energie per cercare una soluzione....
Io mi dispiace non sono così....ad ogni problema c'è sempre una soluzione , basta pensarci un po' su e magari chiedere aiuto a qualcuno: dalla condivisione di idee i progetti diventano quasi perfetti!

Quindi ragazzi basta rimurginare sul presente ed iniziamo a pensare al fututo.
La nostra cultura ci può fornire l'energia giusta,le canzoni pubblicate in questi anni che per musicalità e testi ci possono far iniziare la giornata con il piede giusto.
Ed è questa la via di uscita ....come lo fu per i neri d'America dalla schiavitù e per tanti altri popoli come leggerete nell'articolo qui sotto.
Ma intanto iniziamo dall'eccellenza....I CENTO PASSI die Modena City Ramblers .



Il seme e la speranza
Scritto da C. Abbondanza
domenica 19 ottobre 2008
"E' con questo titolo che la storica band marchigiana dei Gang ha intitolato il lavoro con cui ha voluto ripercorrere i canti contadini e popolari che hanno portato le generazioni dei nostri padri e nonni a darci un futuro migliore del loro vissuto. Il recupero delle "radici", con un viaggio che riporta ai sogni ed alle speranze, al sudore ed al lavoro, che hanno mosso e permesso quelle grandi conquiste civili e sociali che ci hanno garantito di vivere in un Paese in cui la Costituzione sanciva solennemente i diritti inalienabili di ciascuno e l'uguaglianza di ogni uomo e donna. Ma anche il riappropriarsi di quelle "ali" che permettevano di sorvolare il presente per comprendere che le proprie speranze, individuali e collettive, possono salvare e scrivere il futuro...
Ed in quello stesso lavoro ci riportano al legame con la terra, il rispetto che ad essa si deve e la ricchezza che rappresenta in quanto vita. Già i popoli dell'Africa come le tribù indiane dei pellerossa sapevano che il ritmo della terra è anche il battito del nostro cuore, lo scandire del tempo, la comunione di condizioni e vissuto,... terra che è il mondo, il futuro stesso di ciascuno di noi, con l'aria che la sovrasta e le acque che la disseminano.[...]
Noi crediamo che il futuro valga la pena di essere salvato e scritto, a qualunque costo... altrimenti che senso avrebbe la nostra permanenza su questa terra, con una coscienza anestetizzata o addomesticata che ci impedisce di vedere e rispondere alle ingiustizie che subiamo noi o altri come noi, vicini o lontani che siano. Rifletteteci e mandateci pure a fare in culo se sbagliamo o chiediamo un briciolo di coerenza. [...]
Oggi intorno a noi e lontano da noi, sono in molti a combattere le nostre stesse battaglie, spinti dalle nostre stesse speranze. La "globalizzazione" voluta dalle grandi organizzazioni monetarie e commerciali del Potere ha prodotto una crisi irreversibile, ma ha anche "prodotto" un effetto (a loro) collaterale: la consapevolezza e l'impegno di sempre più individui che ritengono essere l'uomo, con l'ambiente ed il diritto, il centro, il fondamento del futuro. Le tribù del futuro oggi ci sono, sono globalizzate anche queste, ci spiace per il Potere. Ma le tribù, soprattutto nel nostro dannato Paese, devono scacciare quegli innesti che il "sistema" produce per produrne la degenerazione... l'auto-distruzione della coscienza critica per ucciderne l'impegno ed il cambiamento. Le tribù devono sapersi unire, sapersi mobilitare comunemente, diffondendo e ricostruendo quella appartenenza ad una comunità, ad una cultura, diversa.."
FORZA METTIAMOCI AL LAVORO!!!
Articolo completo

lunedì 26 gennaio 2009

Resoconto incontro al Politecnico di Bari sulla mafia

Incontro al Politecnico di Bari del 24 Gennaio 2009
Le Mafie, Oggi - Quando Mafia e Informazione non coincidono

Ecco il resto del programma
Ore 10.30 “Le mafie oggi “

Antonio Monteleone, blogger e giornalista antimafia
Sig. Nicola Picenna, giornalista de "Il Restro"
Dott. Giuseppe Lo Bianco, autore del libro "Dove è finita l'agenda rossa di Paolo Borsellino"
Ing. Salvatore Borsellino

Sala conferenze Politecnico di Bari (Via Amendola)
Dalle ore 17:30
Quando Mafia e Informazione non coincidono
Intervengono :
Antonino Monteleone, blogger e giornalista antimafia
Benny Calasanzio, blogger e giornalista antimafia
Riccardo Orioles, giornalista - La Catena di San Libero
Tania Passa, sociologa e giornalista di Articolo 21
Michele Cagnazzo, criminalista e autore del libro "Mafia, una guerra senza confini"

Dopo un po’ di attesa ( …Antonino Monteleone che agonia sto collegamento…..ma alla fine è arrivato!!!).
Gran bella conferenza…di quelle che dopo avervi partecipato esci con una energia tale da vorresti cambiare il mondo.
Si è parlato di tantissimi argomenti , della scomparsa dell'agenda rossa di Paolo Borsellino, della dura guerra mediatica nei confronti della Giustizia e di tanto altro.....molte di queste cose le potete trovare in questo sito con una seplice ricerca.
Io qui riporto le indicazioni che vengono date a noi, cittadini, quello che possiamo fare nel nostro piccolo per non voltare le spalle al problema.....sono sempre le stesse cose....ma sono ancora qui a ripeterle nella speranza che ci sia qualcuno di nuovo a leggerle.

“Molto importante per sconfiggere la mafia capire la gravità del problema….bisogna avere la capacità di indignarsi , anche se non si ha un ruolo attivo nella lotta antimafia.
I pochi informati trasmettano agli altri le informazioni di cui sono a conoscenza.

In Italia non si è mai voluto sconfiggere la mafia perché la mafia in realtà è potere economico e dove stanno i soldi nascono le convivenze, continuità fra persone che, anche se non affiliate, proteggono i mafiosi.
Ma la mafia ha paura delle persone che nella propria vita non sono disposte a fermarsi !!!
Come Falcone e Borsellino. Ha paura delle persone che credono fermamente nei valori di Democrazia , di Legalità e danno importanza delle persone : tutte le persone possono scegliere questi valori e attorno a questi costruire la propria vita.
E poi “I nemici della Camorra sono i lettori, questo è il pericolo del MATERIALE CONDIVISO!!!
Cannavaro dice che Gomorra rovina la Campagna: in realtà questa regione ed il suo turismo era già rovinata prima perché si è permesso a questo cancro di continuare a esistere, non si è mai voluto estirparlo completamente. La mafia ha interesse che non se ne parli…”

Ed io come replico …parliamone invece…vi terrò informata delle prossime conferenze on line ed intanto condivido un po’ di materiale on line…..e DIFFONDETE!!!

Per maggiori info http://www.antoninomonteleone.it/, http://www.19luglio1992.com/,
http://fannoiltifopertelejatoappoggio.blogspot.com/2008/12/conferenze-nostra-cosa-salvatore.html , con una raccolta di conferenze sulla'argomento.

mercoledì 21 gennaio 2009

Giusti - Potenti 1-0: Christian Abbondanza assolto perchè il fatto non sussiste

Anche oggi parliamo di intidimidazioni , di diffamazione e di querele: purtroppo in Italia ultimamente funziona così, ogni cosa dirai potrà essere usata contro di te.
Ma finalmente una bella notizia arriva dal web ( io l'ho saputo su facebook praticamente in tempo reale ) Christian Abbondanza ha vinto la causa, è stato "assolto perchè il fatto non sussite" per la querela della sig.ra Capuna-Mamone. Storia complicata la sua....la potrete leggere nell'articolo sottostante.
Ultimamente si fa sempre più fatica a capire di chi fidarsi e chi no: basta una persona che voglia ottenere una cosa ad ogni costo e il destino di chi incontra la sua strada è segnato.
La via più semplice e la diffamazione....basta partire da fatti insignificanti, un atteggiamento denuto in un momento di debolezza, un dubbio sulla correttezza del lavoro svolto, una confessione personale magari fatta in buona fede e la strada è aperta: poi basta aggiungere un po' di bugie di contorno ed il castello di carte è fatto.
Le persone che verranno coinvolte nella storia vedono da lontano l'imponenza di questo e si indignano con quello che considerano il responsabile , senza sapere che basta avvicinarsi un po' di più e soffiare e TUTTO CROLLA!!!
Ma nessuno più prova ad avvicinarsi e studiare i fatti, a volte basta parlare con l'interessato stesso per smorzare ogni dubbio, ma si prende tutto già confezionato sentenza di colpevolezza compresa! Ma basterebbe guardare l'accusato, ricordare difficoltà affrontate insieme : può un nostro amico, una persona che è stata sempre disposta ad aiutarci nei momenti di difficoltà aver fatto tutto questo?
Ma la memoria è troppo corta ultimamente....sempre più corta!
Purtroppo questo è un problema sempre più comune in Italia perchè si è perso il rispetto della persona....e questo ad ogni livello della società , a livello amministrativo , lavorativo ma sempre più spesso anche nella famiglia stessa.
Ma per fortuna sto conoscendo molte persone che non sono così.......grazie a tutti i miei amici virtuali e reali.

"Non cambi mai, non cambi mai..." - prendiamo spunto dall'udienza con la moglie di Gino Mamone"
Scritto da ufficio di Presidenza sabato 27 Settembre 2009
L'intimidazione per le mafie è una costante, proprio come lo è per il Potere. Possono lavarsi i colletti delle camice, possono farsi dottori, manager, politici, imprenditori e amministratori, possono nascondere quelle macchie di sangue delle banconote, ma il vizio dell'intimidazione non lo perdono mai! Proprio come non lo perde, questo vizio, quel Potere corrotto e colluso, e chiunque di questo sia espressione... ogni qualvolta si sentano puntare addosso attenzioni non gradite, cedono all'istinto, alla loro cultura di impunità. Chi lavora per loro assume, inesorabilmente questo stesso modus operandi, pronto a piegare i principi alla necessità di asservimento a cui è chiamato, quando non invece si pone chino per desiderio di assecondamento del desiderio del potente... L'intimidazione però cambia da regione a regione. Al sud possono sparare, tutti sanno che succede e non crea nessun allarme. Al nord preferiscono altri mezzi... ma se il caso anche il piombo o il fuoco fanno la loro comparsa. Ma, nel momento in cui, le mafie sono riuscite a rendersi "invisibili", infiltrandosi e facendosi parte dell'economia cosiddetta legale, non vogliono rischiare di perdere quel velo che le protegge e scelgono altre strade. Soprattutto al Nord non possono permettersi di svelare la loro presenza perché metterebbero a rischio quei legami consolidati con apparati e amministratori pubblici, con società partecipate e Istituzioni, che hanno tanto perseguito e costruito in lunghi anni.
Continua
Sito casa della Legalità

martedì 20 gennaio 2009

Ieri il tritolo, oggi le carte bollate (e truccate)

Se l’Italia non sarà capace di una ribellione democratica, vuol dire che è un Paese già morto e non lo sa, 20/01/09 Carlo Vulpio

E’ tutto chiaro, ma così chiaro, che non serve nemmeno spiegare. Il Csm manda via da Salerno i pubblici ministeri Luigi Apicella, Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani poiché “colpevoli” di avere rispettato la legge, come hanno confermato tre giudici di un tribunale del Riesame della Repubblica italiana.
E’ come affermare il principio che chi non ha rubato o non ha ucciso deve andare in galera, anche in presenza della sentenza di un tribunale che attesti che quella persona non ha rubato e non ha ucciso.
E’ tutto chiaro, ma così chiaro, che non serve nemmeno spiegare. I tre magistrati di Salerno sono stati mandati via dal Csm - e il procuratore Apicella è stato addirittura sospeso dallo stipendio, come non è mai stato deciso nemmeno di fronte a casi evidenti di corruzione - perché hanno fatto il proprio dovere.
Un ministro, quello della Giustizia, Angelino Alfano, si è arrogato un potere che non ha, giudicando “abnorme” e “carente di equilibrio” il provvedimento di perquisizione e sequestro emesso dai magistrati di Salerno nei confronti di magistrati inquisiti di Catanzaro, e il Csm ha risposto: “Obbedisco”. A nulla è valso che il tribunale del Riesame abbia giudicato rispettoso della legge quel provvedimento dei magistrati salernitani. Il Csm ha eseguito e l’Anm ha approvato. Mentre il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che è anche presidente del Csm, non dice una parola. Ma va in Calabria, dove, qualche giorno fa, non manca di sollecitare la gente, che per un momento aveva creduto che fossimo tutti uguali di fronte alla legge, a “reagire contro il crimine organizzato”, con il relativo corollario di insopportabili blablabla. Continua

MERCOLEDi' 28 GENNAIO MANIFESTAZIONE A ROMA A SOSTEGNO DEL PROCURATORE DI SALERNO LUIGI APICELLA organizza l'associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia. h 9-14
Per maggiori informazioni ecco il link al gruppo Facebook

lunedì 19 gennaio 2009

...aspettiamo le intercettazioni!!!!



L'allegra coppia D'Alema-Casini ne ha fatta una nuova.....leggete !

“Pm a tempo e meno intercettazioni”
Asse tra D’Alema e Casini: domani lanceranno un piano a cinque punti sulle toghe.
Hanno intenzione di far discutere. E perciò una buona dose di provocazione non gli dispiace. Massimo D’Alema e Pier Ferdinado Casini, attraverso le Fondazioni Italianieuropei e Liberal , lanciano una nuova proposta comune sulla giustizia.[….]
Sulle intercettazioni , ad esempio, tema a cui sono entrambi i leader molto sensibili, le idee che stanno per lanciare potrebbero persino piacere al Pdl. “Le intercettazioni, che oggi possono essere richieste da qualsiasi sostituto procuratore senza limite di spesa, in quanto strumento d’indagine altamente invasivo, dovrebbero essere richieste dal capo dell’Ufficio ed eventualmente disposte da un giudice collegiale”. Ma non basta “in quanto strumento altamente costoso dovrebbero essere sottoposte ad un badget annuale per ciascuna Procura, d’intesa con il Csm, esattamente come avviene con la stenotipia indispensabile per la celebrazione dei processi penali”. Quanto alla pubblicazione indebita piuttosto che prevedere sanzioni penali per il giornalista” si potrebbe fare riferimento alle sanzioni pecuniarie o interdittive previste dal Decreto legislativo 231 sulla responsabilità delle persone giuridiche”. Un incubo per gli editori. Continua.

domenica 18 gennaio 2009

Le piazze le decide la tecnologia.....nel 2009 sono virtuali!!!



E' inutile il computer e soprattutto internet ha cambiato i nostri usi. Ormai abbiamo sempre a disposizione un mezzo di comunicazione e c'è chi ne approffitta in ogni momento: chi aggiorna il proprio stato mentre cucina o tramite iphone mentre aspetta l'autobus. Ed in questa grande piazza stanno arrivando, un po' alla volta, tutti.....naturalmente solo quelli che sanno usare il computer e lo possiedono perchè sappiamo che la conoscenza dell'informatica, soprattutto fra gli adulti, è quella che è ( naturalmente ADSL permettendo!).
Comunque riporto di seguito un bell'articolo tedesco che parlo dello strano caso di facebook che censura foto di madri che allattano ma lascia i gruppi e fans club che inneggiano ai mafiosi.....strana cosa!!!
Perchè purtroppo la mafia è padrona delle nuove tecnologie ed è sempre stata brava ad usarle per i suoi scopi.....
Leggetevelo tutto.....seguendo il link.

Il padrino virtuale ovvero la strana morale di Facebook
Pubblicato sabato 10 gennaio 2009 in Spagna
[El Paìs]

La polizia e il social network si rifiutano di censurare le pagine dei criminali mafiosi Riina e Provenzano
Totò Riina, il vero capo dei capi. Bernardo Provenzano, Santo subito. Questi due gruppi di sostenitori riuniscono un migliaio di utenti di Facebook, il social network per antonomasia, questo presunto paradiso di amicizia dove è proibita la nudità, i giovani chattano e si mostrano le foto mentre i meno giovani si scambiano nostalgici ricordi di scuola.
L’esaltazione nel “Libro delle facce” dei due sanguinari capi della mafia di Corleone si è convertita in uno scandalo di dimensioni globali. I familiari delle vittime di Cosa Nostra, tra i quali quelli dei giudici Falcone e Borsellino, assassinati per ordine di Riina e del suo compare Provenzano, hanno richiesto il ritiro delle pagine. Tuttavia dalla sua sede di Palo Alto (California), Facebook ha invocato una strana morale relativista (tette no, criminali si), e si è rifiutato di censurare i padrini.
La divisione e la sorpresa hanno caratterizzato la reazione italiana. La polizia afferma di non poter intervenire perchè gli unici delitti di opinione perseguibili in Italia sono l’apologia di fascismo e la discriminazione razziale. Tuttavia il procuratore antimafia Pietro Grasso ha annunciato di voler indagare perchè sospetta che non ci sia niente di innocente nella questione: “Probabilmente c’è dietro Cosa Nostra”.
Basta un colpo di mouse e l’amico dell’amico del tuo amico è già tuo amico. Se uno entra in Facebook e digita Riina senza accento, appaiono più di 500 foto di ragazzine finlandesi (si vede che Riina è quasi come Maria in Spagna). Tra queste facce bianche e giovani, salta fuori la faccetta scura e rotonda da campagnolo assassino che ha don Salvatore.
Mettendo più a fuoco, se digitiamo Totò Riina, escono 98 risultati. E allora si vede come 6.223 amici si sono iscritti al gruppo elogiativo dal titolo “Il vero capo dei capi”. Come altri 413 utenti chiedono la sua scarcerazione. E come altri 269 appoggiano la santità immediata di Provenzano, anch’egli condannato all’ergastolo e amico virtuale di 259 persone.
Al terzo posto del podio mafioso figura il capo della Camorra Raffaele Cutolo, con 175 amici. La gran parte di loro ci mette il nome e la faccia. E sono, o almeno sembrano, giovanissimi. Per Natale molti gli hanno inviato auguri via Facebook. “Grande padrino”. “Sei il numero uno”.
Leggi il resto

Su facebook i mafiosi sono simpatici
Facebook espelle dalla community vari gruppi neonazisti

sabato 17 gennaio 2009

Porta a Porta continua a produrre fiction, ultimo prodotto "Buon 90esimo compleanno Giulio"

Sicuramente tutti avete letto la risposta di Marco Travaglio a questa puntata.
Qui invece riporto la risposta della redazione di Antimafia 2000, piccolo giornale che fa giornalismo di inchiesta sulla mafia in un paese come il nostro in cui questo tipo di giornalismo non esiste più!
Lavoro duro il loro infatti si devono muovere in un terreno molto delicato ma lo fanno con competenza e determinazione infatti molti degli articoli presenti in questo sito provengono dal loro giornale on line.
Questo giornale ormai ha quasi 9 anni ( Storia di Antimafia 2000)e continua ancora la sua attività a pieno ritmo: i suoi giornalisti non possono contare su grossi stipendi e quasi tutti fanno anche un secondo lavoro.
E' stato chiesto a Lorenzo Baldo , vicedirettore , qual'era il loro segreto.
Racconta che tutto è partito da un gruppo di amici , guidati dal loro direttore Giorgio Bongiovanni: i primi tempi sono stati molto difficili infatti l'inesperienza nel valutare le fondi di informazioni ha giocato brutti scherzi ma il progetto , nonostante le difficoltà, è andato avanti. Anno dopo anno poi la fiducia della gente nei loro confronti aumentava perchè con il loro impegno dimostrava che non erano una meteora ma una realtà fatta per durare......ed ecco arrivare i primi risultati importanti. Il 25 marzo festeggieranno 9 anni.
Mi sembra giusto che anche le loro parole abbiano un pubblico vasto....ecco il loro comunicato.

Spero che questo sia di esempio per tutti.....mollare è sicuramente la strada più facile ma è anche un vicolo cieco!


I deliri di Cossiga per il compleanno di Andreotti

Nella puntata di Porta a Porta del 12 gennaio scorso dedicata ai 90 anni di Andreotti, Francesco Cossiga vomitava senza nominarlo gli ennesimi insulti nei confronti di Gian Carlo Caselli, dando vigliaccamente tutti gli estremi per riconoscerlo.
“In un altro paese – scandiva con veemenza l'ex presidente della Repubblica – lo prenderebbero a calci nel sedere”.
All'interno di una discussione farcita di falsità e mistificazioni relative alla sentenza di assoluzione per Giulio Andreotti, gli ennesimi deliri di un personaggio lugubre come Cossiga hanno risuonato come una campana a morto. Per la libertà e la democrazia del nostro Paese innanzitutto, in quanto non c'era alcun contraddittorio.
Ma anche nei confronti della pseudo intelligenza di chi le pronunciava.
Sicuramente Gian Carlo Caselli ha una colpa. Ed è quella di non essere morto assassinato dai mafiosi su commissione dei molti mandanti esterni cui avrebbe fatto comodo eliminarlo definitivamente.
Quegli stessi esponenti mafiosi nei confronti dei quali il 7 volte presidente del Consiglio Giulio Andreotti (come sancisce la sentenza di appello e successivamente quella della Cassazione) aveva manifestato fino al 1980 “segni autentici - e non meramente fittizi - di amichevole disponibilità, idonei, anche al di fuori della messa in atto di specifici ed effettivi interventi agevolativi”, contribuendo così “al rafforzamento della organizzazione criminale, inducendo negli affiliati, anche per la sua autorevolezza politica, il sentimento di essere protetti al più alto livello del potere legale”.
In un altro paese un esponente politico con un simile “curriculum” giudiziario verrebbe gettato nel cestino della storia nel disprezzo generale.
In un altro paese colui che difende un simile esponente politico verrebbe messo da parte e gli verrebbe impedito di continuare a pronunciare simili falsità. Il nostro totale dispregio va nei confronti di simili personaggi. Nella certezza che la loro ignominia verrà ricordata dalle future generazioni.
Il nostro più sentito sostegno nei confronti invece di uomini come Gian Carlo Caselli e di tutti coloro che dedicano la propria vita a favore della giustizia.

Giorgio Bongiovanni e tutta la redazione di ANTIMAFIADuemila

90 anni ( con la condizionale ) di Marco Travaglio
Link Andreotti, Il Divo,nei panni di Andreotti
Cossiga da wikipedia, La sua idea per fermare movimento studentesco,
Scontro Andreotti-Qui Milano Libera....GRANDE FANNY!!!
Ma è vero che lei è un colluso con la mafia?

martedì 13 gennaio 2009

Un patto Cosa Nostra – ‘Ndrangheta?

Oggi riporto qui in prima pagina il pezzo che mi ha colpito di più di un articolo trovato nella rassegna stampa di 19 luglio 1992 , blog di Salvatore Borsellino (grande vanna Lora che ogni giorno lavora per noi!!). L'articolo è molto tecnico, si riportano nomi di famiglie ed intrecci....cmq molto interessante e chi è interessato lo può trovare a questo Link.
Io riporto solo la parte più preoccupante, la domanda che si pone la giornalista : un patto Cosa Nostra – ‘Ndrangheta?
Io solo una cosa posso aggiungere...niente unisce di più degli interessi economici e di potere.
Tanto poi i patti sono fatti per essere rotti a seconda della convenienza...
In basso il libro "La Società sparente".

Un patto Cosa Nostra – ‘Ndrangheta?
Nei primi mesi del 2008, all’interno della Casa circondariale di Tolmezzo, dove è rinchiuso, il boss Giuseppe Piromalli sfrutta l’ora di socialità per riunirsi e discutere di affari e strategie con altri boss detenuti come lui con i rigori del carcere duro. Tra questi, capi siciliani di Cosa Nostra della portata di Antonino Cinà con i quali si confronta, scrivono i magistrati nel decreto di fermo, in merito allo “speciale regime detentivo di cui all’art. 41bis contro la cui applicazione le organizzazioni mafiose calabrese e siciliana cercano di fare fronte comune attraverso l’elaborazione di una strategia unitaria”. L’episodio, che si riallaccia alle parole pronunciate dall’Arcidiaco, sembrerebbe rivelare l’esistenza di un patto tra Cosa Nostra e la ‘Ndrangheta. E in questa chiave potrebbero essere letti i contatti privilegiati dei Piromalli con i Santapaola di Catania e soprattutto il recente incontro tra Gioacchino Piromalli, cugino dell’attuale indagato Antonio, e soggetti appartenenti al mandamento di Brancaccio.
Rapporti ancora tutti da vagliare ai quali nello scorso mese di aprile alcuni organi di stampa, a seguito di pericolose indiscrezioni, avevano dato ampio risalto suscitando le ire del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso (vedi articolo “Offensiva Reggio” in ANTIMAFIADuemila n. 58) e le conseguenti reazioni dei boss. Tutto il gruppo dei siciliani, in particolare, ricordano i giudici, “chiedeva di parlare con l’Autorità Giudiziaria di Palermo per chiarire a loro modo il contenuto delle dichiarazioni captate” all’interno del carcere di Tolmezzo. Mentre Giuseppe Piromalli, durante il primo colloquio con i familiari seguito agli accadimenti, si dilungava in precisazioni di comodo sull’argomento e dimostrava la piena consapevolezza che quel discorso era registrato dagli inquirenti.
“...che lo sappia la Distrettuale ... di Reggio Calabria che lo sappia il Ministero ... perché a me il 41 ... mi sta bene”, sono le parole del boss, che ai familiari spiegava: “quando vogliono distruggere qualcuno ... lo Stato ... i Servizi ... sanno come fare...”. Poi, rivolto al figlio, riprendeva ad impartire direttive con quelle mezze parole e quel linguaggio criptico che caratterizzava la maggior parte dei colloqui tra i due uomini d’onore e che dimostra, ancora una volta, come quel regime carcerario non impedisca in realtà ai boss di comunicare tra loro. Sia all’interno del carcere, come i fatti dimostrano, che verso l’esterno. Né di “spezzare definitivamente il potere di controllo dei capi famiglia sugli interessi della ‘ndrina”. Tanto che, lo specifica ancora il documento, “è Giuseppe Piromalli il vero capo della cosca”, sì che il figlio Antonio “per ottenere risposte positive alle sue richieste” deve presentarsi a suo nome.
Ed è proprio l’Antonio a soffrire particolarmente “la difficoltà di mantenere rapporti stabili ed utili” con il padre “a causa della pesantezza del regime carcerario cui era sottoposto”. E soprattutto in quel periodo storico in cui in Gioia Tauro, turbati gli equilibri interni, si avvicendavano attentati e danneggiamenti ad esercizi pubblici, sintomatici dell’approssimarsi di quella crisi che la cosca non si poteva consentire.
E’ in questo precario contesto mafioso che si intensificano i rapporti tra Antonio Piromalli, Gioacchino Arcidiaco e Aldo Miccichè, intorno ai quali ruotano tutta una serie di contatti con personaggi istituzionali o paraistituzionali avvicinati, in primo luogo, per risolvere proprio la posizione di Giuseppe Piromalli.
Perno di quei contatti, lo stesso Miccichè, che ai suoi due “pupilli”, dal lontano Venezuela, mette a disposizione notevoli agganci e preziosi consigli. Primo fra tutti: utilizzare per le proprie conversazioni telefoniche soltanto numeri riservati, intestati a soggetti “puliti” e, in casi estremi, parlare sì, ma facendo ricorso a linguaggi in codice.

LA SOCIETA' SPARENTE Di Emiliano Morrone e Francesco Saverio Alessio.
"La società sparente" , che denuncia i rapporti fra ’ndrangheta e politica in Calabria, continuando sulla linea di impegno a difesa della propria terra tracciata da Roberto Saviano con "Gomorra".
Scaricato da http://www.lavocedifiore.org/SPIP/

domenica 11 gennaio 2009

Due domande ai barcellonesi....perchè era presente chi infangò il nome di Beppe Alfano alla Commemorazione!?!

Qualche giorno fa Carlo Lucarelli, sempre sensibile alle tematiche antimafia, poneva su “L’Unità” due domande al sindaco di Catania riguardo al pressapochismo e alla negligenza con cui era stata organizzata la commemorazione di Pippo Fava, direttore de “I Siciliani” ammazzato dalla mafia, anche se qualcuno vi dirà che è stato per debiti di gioco. Voi credete ai secondi, mi raccomando, e non leggete quel giornale! Oggi io invece, che non posso scrivere su “L’Unità”, da qui faccio due domande alle istituzioni di Barcellona Pozzo di Gotto. Le pongo al sindaco, al prefetto di Messina, alla Stazione dei Carabinieri, al Tribunale. Mi rivolgo a loro chiedendo perché nessuno abbia bloccato quel massoncello da circolo che ha insultato Beppe Alfano proprio quando la Sicilia tutta si stringeva attorno alla sua famiglia per ricordarlo nel giorno della sua morte. Perché nessuno degli agenti presenti in sala, quelli in divisa e quelli in borghese della Digos, pagati per garantire l’ordine pubblico e per difendere le vittime, non i carnefici, se lo ricordino, abbia afferrato questo elemento indefinito di origine sgarbiana e non lo abbia sbattuto prima fuori dalla sala, e poi in una cella per una bella nottata a rispondere di calunnia e diffamazione. Così, per togliersi un sfizio verso colui che stava infangando pesantemente un uomo che tanto li aveva aiutati durante le loro indagini sui latitanti svernanti a Barcellona. Ora non serve più Beppe Alfano, vero? Che ve ne fate di un cadavere sfigurato? O adesso è più importante non pestare i piedi agli amici di Corda Frates? Vi chiedo delle spiegazioni, se le avete, e se non le avete prendo per buono un imbarazzato silenzio che nulla toglie alle vostre responsabilità gravissime e di gran lunga più pesanti di quelle di un disturbatore su commissione. Ad una ragazza che l’8 gennaio piangeva la morte del padre avete fatto piangere anche quest’oltraggio. Lei no, ma io ve lo auguro con tutto il cuore di subire l’1% di quello che Sonia e la sua famiglia stanno subendo. Con tutto il cuore. Ecco cosa scrive Sonia, che ho sentito demotivata, umiliata, fiaccata da questo agguato mafioso e codardo. Sarebbe stato bello che anche gli altri relatori avessero preso parola e condannato senza appello quelle indegne parole di una tirapiedi qualunque. Sarebbero state parole diverse, obiettive, e non quelle di una figlia che deve difendere suo padre e che può essere fraternamente compatita, tanto è gratis.

"A sedici anni di distanza dalla morte di mio padre, a Barcellona Pozzo di Gotto, siamo stati spettatori dell'ennesima beffa perpretata alla sua memoria. Durante la commemorazione, affolata, oltre che da tanti cittadini per bene, anche dai soliti "amici" di boss e magistrati corrotti presenti per poter riportare le notizie ai loro padroni, un volgare personaggio ha apostrofato mio padre con epiteti poco garbati. Tutto questo accadeva sotto gli occhi indifferenti di forze dell'ordine”.

Dal blog di Benny Calasanzio ( grazie Nick)
La registrazione della giornata di commemorazioni con grandi ospiti come Carlo Vulpio, Gioacchino Genchi, Sonia Alfano, Aldo Pecora di Ammazzateci tutti e tanti altri.
Radio Radicale

PER NON DIMENTICARE: Cuffaro attacca Falcone!!!!


BERLUSCONI: concorso in strage Falcone e Borsellino

Grazie Francesca

Sonia Alfano parla di mafia al nord



Dal blog di Sonia Alfano http://www.soniapresidente.it/

Accade in Senegal
Postato il 10 Gennaio 2009 di Nicolo Conti

Tratto dal sito dell’ Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia

Il Senegal ride di noi. Ad informarcene è Mouhamed Di Gregorio, un cittadino senegalese che si è rivolto a Sonia Alfano per denunciare la grave situazione di instabilità che sta vivendo il suo paese retto da un governo inerte piegato ai voleri dei fondamentalisti religiosi. “M6, una Tv francese molto vista in tutta l’Africa - ci scrive Mouhamed - ha fatto un bel servizio sulla mafia siciliana e alla fine della trasmissione si domandava come mai un uomo come Marcello Dell’Utri, di cui sono stati provati i contatti con la mafia, potesse sedere in parlamento”.
Ce lo domandiamo anche noi.
Mohamed, nella sua accorata lettera, parla anche della situazione politica del suo paese raccontandoci che “Il Sénégal é un paese prevalentemente musulmano e in quanto tale le organizazioni islamiche sono sempre in prima fila nel difendere i diritti dei musulmani. Venerdi’ una bel corteo indetto dagli studenti musulmani ha sfilato tranquillamente per il centro della città. La richiesta fatta é stata di rompere le relazioni diplomatiche con Israele. Ma nella società senegalese le organizazzioni politiche non riescono a mobilitare le persone su questo argomento della guerra: la vera spinta propulsiva viene dalle Moschee e dagli Iman. Anche i partiti della sinistra sembrano vivere una più generale crisi di identità che investe la sinistra nel mondo. Intanto nei prossimi giorni si stanno studiando nuove iniziative fra cui pare un grande concerto di musica con Youssou Ndour. Il Presidente libico Mouammar Kaddafy ha invitato tutti i paesi arabi a sostenere la lotta dei Palestinesi. In Italia - lo hanno notato anche dal Senegal - la Tv informa poco e male, ma é bene sapere che il Presidente libico é di una popolarità straordinaria nell’Africa Sub-Sahariana e ogni suo viaggio da questa parti é un bagno di folla incredibile a vedersi”.
Infine Mouhamed, riporta quanto accaduto a pochi passi da casa sua: “Non posso non parlare di un dramma che si é consumato ieri non lontano da casa mia. Sulla spiaggia di Camberene sono stati ritrovati i corpi di tre ragazze giovanissime. Le tre senegalesi volevano raggiungere l’europa in Piroga e avevano portato i soldi da consegnare agli organizzatori del viaggio. Sono state assassinate e derubate di tutto. Avevano 18 anni e un sogno nel cuore: l’Europa”.
Alle famiglie delle tre ragazze morte nel tentativo di approdare ad una vita migliore esprimiamo il nostro cordoglio dato che nessuno si preoccuperà di farlo poichè in Senegal fatti di questa portata non fanno più notizia ed il mondo “civile” non ha tempo per occuparesene.

La questione morale ieri e oggi

Nel sito 19luglio 1992 oggi è riportata una intervista di Enrico Berlinguer datata 1981, a seguire una intervista di Giuseppe Lumia che parla delle stesso argomento.
Bruttissimo vedere come da allora non sia più cambiato nulla anzi sia peggiorato perche mentre Berlinguer si preoccupava del possesso di un giornale ora TUTTE LE TV , per un motivo o un'altro, SONO NELLE STESSE MANI!!......ve la riporto: spero faccia scattare in voi la voglia di cambiare qualcosa!!!!

ENRICO BERLINGUER e GIUSEPPE LUMIA sulla QUESTIONE MORALE

Nei giorni scorsi L’ISOLA e L’ALCAMESE, quindicinali della provincia di Trapani, hanno pubblicato, con una nota di commento del direttore GIANFRANCO CRISCENTI dal titolo SEMBRA OGGI, una parte della famosa intervista del luglio 1981 sulla questione morale rilasciata da ENRICO BERLINGUER a Eugenio Scalfari per “La Repubblica”.
Nella stessa pagina una interessante intervista di MASSIMO ASTA al senatore GIUSEPPE LUMIA, membro – e già presidente - della Commissione parlamentare antimafia, dal titolo PD E IL PROBLEMA DELLA QUESTIONE MORALE. “Non condivido – dichiara tra l’altro Lumia - l’approccio di Violante che è quello delle oscillazioni della politica legate alle opportunità contingenti e non ad un rapporto reale con la società”.


Sembra oggi
Enrico Berlinguer intervistato da Eugenio Scalfari su La Repubblica, 28 luglio 1981: “I partiti non fanno più politica! La si faceva nel '45 , nel '48 e sin verso la fine degli anni Sessanta. Grandi dibattiti, scontri di idee ma illuminate da prospettive chiare, anche se diverse, e dal proposito di assicurare il bene comune. Che passione c'era allora, quanto entusiasmo, quante rabbie sacrosante! Soprattutto c'era lo sforzo di capire la realtà del Paese e di interpretarla. Oggi non è più così, i partiti hanno degenerato... i fatti ci sono e sono sotto gli occhi di tutti. I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società, della gente: idee, ideali, programmi pochi o vaghi; sentimenti e passioni civile, zero. Gestiscono interessi i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli senza perseguire il bene comune... I partiti hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai-tv, alcuni grandi giornali. Per esempio, oggi c'è il pericolo che il Corriere della Sera cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa faccia una così brutta fine... Il risultato è drammatico. Tutte le 'operazioni' che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell'interesse del partito e della corrente o del clan cui si deve la carica... La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell'amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell'Italia di oggi, secondo noi comunisti, fa tutt'uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati... Bisogna agire affinché la giusta rabbia dei cittadini verso tali degenerazioni non diventi un'avversione verso il movimento democratico dei partiti.
( continua )

Enrico Berlinguer : sito bellissimo per conoscerlo meglio. Consiglio di leggere qui : Un conservatore ? No, direi proprio di no. Lui aveva intuito il futuro"

sabato 10 gennaio 2009

Caro zio ( acquisito ) Beppe Alfano

Peppe e Paolo Borsellino
giovedì, gennaio 08, 2009
Caro Zio Beppe...

Caro zio (acquisito) Beppe Alfano, t'hanno ammazzato barbaramente 16 anni fa, in una città che oggi è completamente in mano alla mafia, tale che ora anche politici e dubbi magistrati non possono negarlo. C'eri arrivato circa 20 anni prima di loro, ed eri un pazzo. Dicevi che vedevi Nitto Santapaola a Barcellona e ti dicevano che toccavi le ragazzine a scuola. Dicevi che quella cooperativa era un comitato d'affari con infiltrazioni pericolose e ti dicevano che avevi troppe amanti. "Un puttaniere" sei ancora oggi per i ragazzini. Poco male zio, poco male. E poi però t'hanno ammazzato. Se oggi la verità è quasi totalmente affiorata, è merito di tua figlia Sonia, che con una famiglia sulle spalle ha sempre trovato il tempo per te, per darti giustizia che quattro cani mafiosi e quattro colletti sporchi volevano negarti. Ti ha sempre messo davanti a tutto, al lavoro, alle ferie, ai debiti e alle privazioni affrontati pur di portare in giro la tua storia. Spero che tu non possa vedere quello che sta subendo Sonia per non avere mai avuto peli sulla lingua. Spero tu non possa vedere un troglodita pregiudicato scopiazzatore di saggi artistici che cerca quotidianamente di demolirla a colpi di insulti di fronte ai quali, anche l'uomo più corazzato avrebbe momenti di cedimento. Lei no. Ha le spalle larghe la tua Sonia.
"La mancanza di intelligenza, sostanziale e formale, di Sonia Alfano e delle presunte associazioni antimafia, dalle quali sono certo non si sentono rappresentati molti parenti delle vittime, arriva a colpire anche l'assessore Oliviero Toscani, il quale registrando il marchio M.a.f.i.a ha fatto una scelta antimafiosa, paradossale e provocatoria come è nel suo stile."Difficile immaginare che - aggiunge - capiscano lo stile persone che ne sono prive al punto da continuare a parlare in nome di morti che non possono rispondere. Respingo ogni polemica annunciando la commemorazione di Leonardo Sciascia nel ventennale della morte con un grande convegno sul tema "I professionisti dell'antimafia e i finanziamenti pubblici alle loro attività", già sotto inchiesta dopo la questione di don Bucaro del centro Borsellino".

Mentre Sonia stava organizzando il tuo giorno, la tua commemorazione, il tuo ricordo, come fa da anni in un clima intimidatorio e mafioseggiante (in cui i presidi che non lasciano partecipare alla manifestazione i ragazzi sono una perfetta sintesi) doveva anche difendersi da questo pregiudicato biondo che fa impazzire il mondo. Tanto non si vergognerà mai, non avrà mai rimorsi, e soprattutto non capirà mai il dolore della sottrazione violenta, della privazione improvvisa per mano umana dell'affetto più caro. E nonostante le sue becere parole Sonia, ancora, non glielo augura quel dolore. Noi siamo diversi Zio Beppe, non non siamo come lui.

posted by Benny Calasanzio at 1/08/2009
Grazie Nick per la segnalazione

TIRO MANCINO PER ANTONIO MANCINO – RIVELAZIONE CHOC DI CIANCIMINO JR. AI PM: “DOPO CAPACI, L’ATTUALE VICE PRESIDENTE DEL CSM FU “GARANTE” ISTITUZIONAL

– “L’ESPRESSO”: BORSELLINO MORTO PERCHÉ VI SI OPPOSE?…

Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza per "L'espresso", in edicola domani

Dopo il «botto» sull'autostrada di Capaci, nei 56 giorni che separarono l'attentato a Giovanni Falcone da quello a Paolo Borsellino, l'allora ministro dell'Interno Nicola Mancino sarebbe venuto a sapere che pezzi dello Stato avevano intavolato una «trattativa» con Cosa nostra per far cessare il terrorismo mafioso, in cambio di alcune concessioni legislative: prima fra tutte la revisione del maxiprocesso. Sarebbe stato uno dei protagonisti di quel negoziato, Vito Ciancimino, a chiedere alcune «garanzie istituzionali», tra cui quella che Mancino fosse informato.
E avrebbe ottenuto, attraverso canali tuttora al vaglio dei magistrati, che l'informazione giungesse al destinatario. È uno dei passaggi più delicati delle nuove rivelazioni fatte nei giorni scorsi ai pm di Palermo da Massimo Ciancimino, il figlio prediletto di Vito, l'ex sindaco mafioso del capoluogo siciliano che fu per decenni la longa manus del boss Bernardo Provenzano nel cuore della Dc.
I nuovi verbali, trasmessi subito a Caltanissetta, sono già sul tavolo del procuratore Sergio Lari, che coordina l'ultimo fascicolo rimasto aperto sui mandanti esterni della strage di via D'Amelio e contengono rivelazioni che potrebbero imprimere una svolta alle indagini sull'eliminazione di Borsellino, la pagina più inquietante della sfida mafiosa sferrata contro le istituzioni all'inizio degli anni Novanta.
Gli stessi verbali sono confluiti nella nuova indagine della procura di Palermo sui «sistemi criminali» in azione in Italia durante la stagione delle stragi. E non è escluso che Nicola Mancino, oggi vicepresidente del Csm, venga chiamato dalle due procure siciliane nelle prossime settimane per fornire la sua versione dei fatti.
Leggi il resto

Altri articoli sul tema Ciancimino Jr svela ai Pm i piani segreti dell'ex sindaco di Palermo
Al di là delle trattative

venerdì 9 gennaio 2009

COLLETTI SPORCHI

Ecco l'introduzione....

COLLETTI SPORCHI di Ferruccio Pinotti e Luca Tescaroli
Finanzieri collusi, giudici corrotti, imprenditori e politici a libro paga dei boss. l'invisibile anello di congiunzione tra Stato e mafie. Viaggio nella borghesia criminale guidati da un magistrato sempre in prima linea.
I reati dei colletti bianchi sono complessi, difficili da definire, eppure particolarmente gravi perché, lentamente e inesorabilmente, distruggono il tessuto dei nostri rapporti sociali, dell’economia, della finanza, del risparmio, del lavoro.
Sono i crimini che distruggono la democrazia: l’imprenditore che accetta di avere rapporti con la mafia; il politico che si vende alle esigenze di Cosa Nostra; il dirigente dell’istituto di credito che accetta di riciclare denaro di provenienza illecita. Ma anche il private bunker che vende azioni di società a rischio, l’assessore che investe le risorse del proprio comune nei prodotti finanziari derivati, il magistrato che si fa corrompere, il giornalista che fa cattiva informazione finanziaria, il commercialista che falsifica i bilanci, il revisore dei conti che li certifica.
I colletti bianchi- o meglio ,come abbiamo scelto di chiamarli, <<>> - sono un male che tende a crescere, a produrre una metastasi fisica e morale. All’estero, dove la riflessione su questi temi è molto più avanzata che in Italia, è stata persino elaborata una moral theory of white collar crime, che spiega come – in assenza di una seria azione di contrasto – crescano naturalmente gli incentivi a delinquere e abbandonare la legalità.
Il capitalismo selvaggio – di cui le ricorrenti crisi finanziarie hanno permesso di apprezzare i frutti –
la trasformazione dello Stato-nazione in Stato-mercato, la globalizzazione dell’economia, accentuatasi dopo il crollo del Muro di Berlino, hanno conferito importanza sempre maggiore ai colletti sporchi, che possono dirsi a pieno titolo l’élite criminale del terzo millennio.
L’Italia, in termini di crescita esponenziale di questo tipo di crimine, sta conquistando una posizione di rilievo mondiale, un vero e proprio primato. Cosa Nostra , con un giro d’affari di 90 miliardi di euro, e l’ndrangheta, con 44 miliardi di euro di <<>>, dispongono di una rete gigantesca di colletti bianchi che , a cascata, producono un’ economia criminale di dimensioni formidabili.
Il pubblico ministero Antonio Ingroia, che incontreremo tra gli altri nel corso di questa lunga inchiesta, stima che un terzo dell’economia italiana sia infiltrata da capitali di origini mafiose.
Ma si tratta di una stima per difetto, perché il danno prodotto è molto più vasto e la corruzione genera un impoverimento progressivo della nazione.
Non devono quindi sorprendere i dati diffusi nell’ottobre 2008 dalla Caritas Italiana , secondo i quali 15 milioni di italiani sono a rischio povertà e 7,5 milioni vivono già sotto questa soglia. La corruzione costa , e il RISULTATO E’ UN PAESE IN GINOCCHIO , senza risorse morali e materiali, continuamente costretto a cedere porzioni di legalità a settori di un ceto dirigenziale paramafioso e colluso, in grado di controllare ogni aspetto della vita sociale.

Blog di Ferrucio Pinotti Grandi inchieste , wikipedia dice di lui
Luca Tescaroli
Conferenza Quale Italia? con presentazione Colletti sporchi

Sonia è al telefono con Angelina Manca e si chiede quanti sanno chi era Attilio Manca

Il bello di Facebook e che puoi diventare amica di persone che ammiri. Lo so che è amicizia per modo di dire però è bello poter sapere le loro emozioni, o almeno quello che vogliono condividere perché fortunatamente sei tu che scegli cosa mostrare (ops…....c’è qualche amico che mostra foto compromettenti ....dimenticavo!).
Condivido con voi lo stato di Sonia Alfano, figlia di Beppe Alfano, ucciso dalla mafia e di cui ieri c'è stata la commemorazione: Sonia è al telefono con Angelina Manca e si chiede quanti sanno chi era Attilio Manca.
Ops ….chi era Attilio Manca?
La curiosità era tanta e mi sono andata ad informare……naturalmente non ne è venuto fuori nulla di buono....ecco i risultati.
Ma prima un breve riassunto della sua storia scritto da Benny Calasanzio Borsellino.

"...forse un giorno vi racconteranno la storia di un medico, un urologo tra i migliori in Italia, che si suicidò 5 anni fa, il 12 febbraio 2004 , nella sua casa di Viterbo. Vi diranno che era un depresso, che era triste, e che decise che forse era meglio farla finita. Lui si chiama Attilio Manca, Dott Attilio Manca. Si iniettò allora, due volte, sui polsi, una miscela esplosiva di alcool, calmanti ed eroina per farla finita. nel polso sinistro però. Lui che era mancino , in punto di morte , scoprì che era abile ad usare anche l'altra mano. mentre entrava in circolo il mix, diede una testata a qualche muro deviandosi il setto nasale. Poi comincio a sbattere in giro per la casa, a procurarsi ecchimosi ed ematomi su tutto il corpo.
Cosparse la casa del suo sangue, sul letto, sotto il letto, mise il tappo alle due siringhe e ne mise una in bagno ed una in cucina. Poi finalmente morì. Suicidio.
Caso chiuso"

C'è più di un legame tra l'operazione alla prostata a Marsiglia del boss Bernardo Provenzano (allora latitante) e la morte a Viterbo dell'urologo barcellonese Attilio Manca. Nello sfondo i traffici di morte di una delle cosche di mafia più potenti di tutta la Sicilia.
Si nasconde a Barcellona Pozzo di Gotto la chiave per svelare due dei misteri di mafia più inquietanti degli ultimi anni. Primo mistero: l'intervento chirurgico a cui si sottopose in Francia il superlatitante Bernardo Provenzano nell'ottobre del 2003. Secondo mistero: l'omicidio in un appartamento di Viterbo - il 12 febbraio 2004 – dell’urologo barcellonese Attilio Manca. Il suo cadavere fu rinvenuto seminudo sul letto, riverso in una pozza di sangue, il setto nasale deviato, il corpo pieno di macchie emostatiche. Stando agli inquirenti, Manca - mancino - si sarebbe iniettato due volte nel polso sinistro una miscela letale di eroina, tranquillanti e alcol. E il caso archiviato.
Personaggi differenti, mondi distanti, ma un'unica storia, forse coincidente. Provenzano giunse in Francia l'1 ottobre 2003. Dopo aver trascorso una ventina di giorni in un appartamento di Marsiglia, il 24 ottobre venne ricoverato nella clinica Casamance di Aubagne, sotto il nome di Gaspare Troia. Provenzano subì una delicata operazione alla prostata e la degenza si protrasse sino al 31. Poi rientrò a Marsiglia e il successivo 4 novembre era già in Sicilia.
Attilio Manca è uno dei primi urologi in Italia ad eseguire un intervento alla prostata per via laparoscopica, una tecnica appresa nell'ospedale Montsouris di Parigi e che si realizza insufflando anidride carbonica nell'addome attraverso l'ombelico. Secondo i genitori, mai rassegnatisi agli esiti delle indagini sin troppo superficiali, potrebbe essere stato Attilio a visitare e assistere il boss in quella trasferta d'oltralpe e successivamente. L'ipotesi dei Manca è rafforzata anche sulla scorta di segnalazioni fatte loro in ambiente barcellonese. ( continua)

Per chi vuole maggiori informazioni eco un paio di articoli
Il giallo sulla morte di Attilio Manca in un libro
Bernardo Provenzano e la morte dell'urologo

martedì 6 gennaio 2009

FUORI LA MAFIA DA FACEBOOK

Non il solito social Network, decisamente facebook dimostra anche altri meriti, quello di riuscire ad unire molte persone verso ideali comuni: e qui è iniziata una lotta serrata contro la Mafia di cui parlano giornali nazionali ed internazionali .
Un sito di informazione palermitano dedica inoltre ampio spazio ad una iniziativa partita da Facebook nella notizia ' MAFIA : BOSS SU FACEBOOK MA VIRUS IN AZIONE, APPELLO A PISANO. Tra l'altro i tempi per l'appello scadono oggi : partecipate andando in questo evento O NOI O LORO, 100000 firme contro la mafia dove gli ospiti confermati sono già 25.000 ( necessaria iscrizione a Facebook...per dei consigli cliccate qui).
Quindi aiutiamo questo virus ad agire...già partita anche la petizione a livello internazionale promossa da Ammazzateci Tutti , INTERNATIONAL FACEBOOK'S USERS CLASS ACTION AGAINST ALL MAFIA ORGANIZATIONS.
E questa è la strada giusta, come ripete sempre Pino Maniaci , direttore di Telejato piccola Tv locale di Partinico (Pa) che ogni giorno fa il suo lavoro di giornalista muovendosi addirittura nella tana del lupo! Per maggiori informazioni visitate il sito Quelli che fanno il tifo per telejato.
Riporto le sue parole

"Che fare per combattere la Mafia…
Quel movimento dal basso che ci dovrebbe essere, quello che dovrebbe portare a quella ribellione. Io da sempre continuo a dire che la storia la scrive il popolo e se il popolo a prendere a calci nel culo i mafiosi, a prenderne le distanze cercando di creare una linea di demarcazione, parliamo nei paesi, nei piccoli paesi dove ci conosciamo tutti o nei grande paesi come volete, non ci prendere il caffè insieme, non salutarli, prenderne le distanze, emarginarli , non so a Trapani come si dice da noi si dice …schifiarli, e allora può anche darsi che qualche cosa si incominci a muovere.
Cosa è cambiato da vent’anni e trent’anni fa? Non è cambiato niente perché ci sono ancora pochi coglioni che continuano a cercare di cambiare questa realtà.
Io continuo a dire quando apro il telegiornale, noi non facciamo altro che quello che dovrebbero fare ogni cittadino siciliano onesto."

Pino....hai dimenticato di aggiungere Facebook!! Be' lo facciamo noi per te....ed il giorno dell'anniversario della morte di Beppe Fava, giornalista ucciso per il suo impegno contro la mafia il 5 Gennaio 1984, molti ragazzi si sono uniti per buttarla fuori dal loro luogo di ritrovo preferito facebook.
Ma anche la battaglia reale continua infatti il 9 gennaio si terrà presso Auditorium Salesiani
Via S. Giovanni Bosco, 6 Barcellona-Pozzo di Gotto per il 16 ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI BEPPE ALFANO.
Presenti grandi ospiti alla conferenza "Lo stato della giustizia e dell' informazione a 16 anni dall'omicidio Alfano":
Carlo Vulpio, giornalista de "Il Corriere della Sera"
Gioacchino Genchi, consulente del dott De Magistris e Questore Aggiunto di Palermo ,
Antonio Ingroia, magistrato,
Sonia Alfano, figlia di Beppe e presidente dell' Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia.

Una strada nuova è stata aperta....non molliamola perchè l'arma vincente in questa lotta è la CONTINUITA' e la CONTEMPORANEITA' degli interventi....direi che tra una chiacchiera e l'altra l'iscrizione ai gruppi antimafia si può fare!

Ricordo che l'articolo ed il sito è ricco di link: per chi ha voglia di approfondire.

sabato 3 gennaio 2009

La riforma della giustizia che piacerà a Cosa Nostra

Scritto da Luca Tescaroli
Mercoledì 31 Dicembre 2008 12:54

L´anno che si sta chiudendo ha visto riesplodere le tensioni tra numerosi settori del mondo politico e la magistratura, a seguito di inchieste e provvedimenti restrittivi nei confronti di detentori del potere di numerose città italiane la cui notizia è prepotentemente deflagrata nei media. Come conseguenza si è riacceso il confronto sulla riforma della giustizia che ha registrato convergenze da parte di esponenti di gruppi politici contrapposti, sfruttando come sponda le gravi vicende che hanno contrapposto gli uffici giudiziari di Salerno e Catanzaro, che certamente costituiscono un fatto eccezionale.

L´idea di fondo che governa le menti di molti autorevoli esponenti politici è quella di imbrigliare l´azione del pubblico ministero e di limitare l´uso di uno dei più efficaci mezzi di ricerca delle prove: l´intercettazione. Si è detto di rendere non più obbligatoria l´azione penale, di attribuire al Parlamento la scelta dei reati da perseguire, di separare le carriere tra giudici e pubblici ministeri, di togliere il vincolo di dipendenza dal pm alla polizia giudiziaria, che dipende dalla compagine governativa, consentendole di indagare autonomamente dopo la presentazione della notitia criminis.
Continua

Luca Tescaroli . anteprima libro 'Perche fu ucciso Giovanni Falcone', conferenza Quale Italia per presentare 'Colletti Sporchi'
Altro materiale da Radio Radicale

Il silenzio di Pino Masciari

me la faranno rivedere solo al capezzale
Pino e la sua famiglia sono partiti urgentemente per Serra San Bruno il 31 dicembre, accompagnati dalle forze dell’ordine, perchè raggiunti dalla notizia del grave peggioramento dello stato di salute della madre di Pino.
Ci ha chiesto di scriverlo sul blog per spiegare agli amici perchè non sta rispondendo ai tanti messaggi di questi giorni, cosa alla quale tiene moltissimo.Purtroppo si è avverato quanto Pino ripeteva spesso negli ultimi mesi: dopo anni senza poter vivere con la madre temeva di rivederla solo al capezzale.http://www.pinomascia...
Sembra che per Pino e per la sua famiglia non ci sia un secondo di tranquillità. Stiamogli vicino!

Pubblicato da Omar il 2 Dicembre 2009