Dopo 50 mesi dalla presentazione del ricorso e dodici anni di esilio, il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, ha prodotto una prima risposta per la famiglia Masciari.
Lo diciamo subito: è “interlocutoria“, per cui siamo consapevoli che ci sarà ancora da dire.
Il 23 Aprile è stata infatti convocata un’altra udienza pubblica in merito a nuova documentazione proposta dai Masciari.
Non vogliamo tentare di infilarci in pericolose letture tecniche, ci sono persone molto più competenti ed adatte di noi amici di Pino e Marisa, siamo certi che gli avvocati che tutelano le loro (e nostre) ragioni sapranno farlo nel migliore dei modi insomma.
Però.
Da molto tempo tutti aspettiamo.
E’ il momento di condividere le piccole grandi Vittorie che i nostri amici Pino e Marisa hanno compiuto a tutela loro, di tutti i testimoni e nostra in qualità di cittadini.
Ce lo siamo ripetuto più volte, ma ora lo ribadiamo con più forza:
Leggi il resto...
venerdì 27 febbraio 2009
Il GRANDE BUCO DEI CONTI DI PALERMO
Il grande buco dei conti di Palermo
Secondo il sindaco Diego Cammarata servono subito duecento milioni
Il 72 per cento del bilancio va via in stipendi ai dipendenti, uno ogni 30 abitanti
...........
In soldoni? Presto detto: su 866 milioni l'anno di spese correnti, il Municipio di Palermo ne scuce 623 (il 72%) per pagare 21.895 dipendenti. Ottomila più di dieci anni fa. Un po' diretti, un po' precari stabilizzati nelle aziende partecipate. Media: un dipendente comunale ogni 30 abitanti. Un carico insostenibile. E ogni giorno più gravoso. Basti dire che alla catastrofica azienda della nettezza urbana, quell'Amia appena salvata dal governo Berlusconi col regalo di 80 milioni di euro nel decreto «milleproroghe» che ha tolto il sonno a tanti sindaci leghisti, c'era fino a poco fa un accordo: un padre poteva lasciare il posto di lavoro al figlio. Col risultato, accusa Maurizio Pellegrino, un consigliere dell'opposizione autore di un esposto micidiale alla Corte dei Conti, «che nel 2008, nonostante il bilancio disastroso e il forte esubero di personale, sono state fatte oltre 400 assunzioni. E che prima d'andarsene, a dicembre, il vecchio Cda ha assorbito altri 80 lavoratori di una ditta privata». Indispensabili? Risponde una tabella che confronta i dati della nettezza urbana di Palermo, Genova e Torino: con la metà degli abitanti, il capoluogo siciliano ha circa mezzo migliaio di dipendenti in più di quello piemontese. Uno ogni 259 abitanti sotto il monte Pellegrino, uno ogni 577 sotto la Mole Antonelliana. Totale dei rifiuti raccolti in un anno per dipendente: 164 tonnellate a Palermo, 220 a Genova, 491 a Torino.
Continua
Pubblicato da Aurelia Gavioli
Secondo il sindaco Diego Cammarata servono subito duecento milioni
Il 72 per cento del bilancio va via in stipendi ai dipendenti, uno ogni 30 abitanti
...........
In soldoni? Presto detto: su 866 milioni l'anno di spese correnti, il Municipio di Palermo ne scuce 623 (il 72%) per pagare 21.895 dipendenti. Ottomila più di dieci anni fa. Un po' diretti, un po' precari stabilizzati nelle aziende partecipate. Media: un dipendente comunale ogni 30 abitanti. Un carico insostenibile. E ogni giorno più gravoso. Basti dire che alla catastrofica azienda della nettezza urbana, quell'Amia appena salvata dal governo Berlusconi col regalo di 80 milioni di euro nel decreto «milleproroghe» che ha tolto il sonno a tanti sindaci leghisti, c'era fino a poco fa un accordo: un padre poteva lasciare il posto di lavoro al figlio. Col risultato, accusa Maurizio Pellegrino, un consigliere dell'opposizione autore di un esposto micidiale alla Corte dei Conti, «che nel 2008, nonostante il bilancio disastroso e il forte esubero di personale, sono state fatte oltre 400 assunzioni. E che prima d'andarsene, a dicembre, il vecchio Cda ha assorbito altri 80 lavoratori di una ditta privata». Indispensabili? Risponde una tabella che confronta i dati della nettezza urbana di Palermo, Genova e Torino: con la metà degli abitanti, il capoluogo siciliano ha circa mezzo migliaio di dipendenti in più di quello piemontese. Uno ogni 259 abitanti sotto il monte Pellegrino, uno ogni 577 sotto la Mole Antonelliana. Totale dei rifiuti raccolti in un anno per dipendente: 164 tonnellate a Palermo, 220 a Genova, 491 a Torino.
Continua
Pubblicato da Aurelia Gavioli
Come nel film "sliding door"
Come nel film "sliding door" in cui il destino del protagonista cambia completamente se esce da una parte o dall'altra della "porta scorrevole" mi piacerebbe tanto sapere come sarebbe andata a finire per l'Italia se Falcone e la moglie, Borsellino, e tutte le persone che li proteggevano non fossero saltati in aria oppure se si fosse trovata l'agenda rossa... siamo talmente immersi in una realtà oscena che qualunque cosa si riesca ad immaginare sembra sempre molto meglio del presente.
Stamattina inizio la giornata con un articolo di Gian Antonio Stella passato sul Corriere
Tutto questo abnorme numero di dipendenti comunali a Palermo, ma credo in molti altri enti siciliani, ad esempio la regione, vuoi micca dire che rappresenti il frutto dell'elevato numero di voti di scambio ..
Ancora mi chiedo come si potranno cambiare le cose se tanta gente trae profitto diretto dall'essersi venduti ad un sistema così marcio ed invasivo.
Io vorrei che il voto nelle regioni ad alta densità mafiosa non possa influire sulle scelte politiche di una nazione intera; ma poi guardo il comune dove abito e mi accorgo di tante piccole schifezze.. di scambi di favori tra chi è magari a capo di qualche grossa associazione portatrice di interessi economici e chi invece dovrebbe sedere in consiglio comunale per il bene comune ed invece pensa solo al proprio bene e come fare per essere rieletto al prossimo mandato.
IO SO.
Ma per ora non posso dire di più..
Pubblicato da Aurelia Gavioli
Stamattina inizio la giornata con un articolo di Gian Antonio Stella passato sul Corriere
Tutto questo abnorme numero di dipendenti comunali a Palermo, ma credo in molti altri enti siciliani, ad esempio la regione, vuoi micca dire che rappresenti il frutto dell'elevato numero di voti di scambio ..
Ancora mi chiedo come si potranno cambiare le cose se tanta gente trae profitto diretto dall'essersi venduti ad un sistema così marcio ed invasivo.
Io vorrei che il voto nelle regioni ad alta densità mafiosa non possa influire sulle scelte politiche di una nazione intera; ma poi guardo il comune dove abito e mi accorgo di tante piccole schifezze.. di scambi di favori tra chi è magari a capo di qualche grossa associazione portatrice di interessi economici e chi invece dovrebbe sedere in consiglio comunale per il bene comune ed invece pensa solo al proprio bene e come fare per essere rieletto al prossimo mandato.
IO SO.
Ma per ora non posso dire di più..
Pubblicato da Aurelia Gavioli
Il parlamento 'privato' di Miccichè
IL PARLAMENTO ‘PRIVATO’ DI MICCICHE’
Questo breve dossier si trova nel sito del PRC Sicilia ed è un documento che mi pare abbastanza recente e che analizza i rapporti tra la regione sicilia e le istituzioni e le fondazioni ad essa legata. Se poi sia tendenzioso lascio giudicare ad altri che io non ho le conoscenze per dirlo, ma a prima lettura mi pare interessante.
IL GOVERNO PARALLELO DI CUFFARO:
- SICILIA PATRIMONIO IMMOBILIARE SPA
- SICILIA E-INNOVAZIONE SPA
- IL CERISDI DI MANNINO
- SVILUPPO ITALIA SICILIA
- RISCOSSIONE SICILIA SPA
- UN DIPARTIMENTO PER FAUSTO SPAGNA
I volti senza nome di via D’Amelio
Massimo Ciancimino e Gaspare Spatuzza ricostruiscono nuovi scenari sulla strage. Quando incominciò la trattativa fra lo Stato e Cosa nostra? Prima di quanto ipotizzato finora
di Pietro Orsatti (su left n°3, 23 gennaio 2009)
In questo lavoro torna a spuntare fuori il nome di Vincenzo Paradiso di Sviluppo Italia Sicilia, ma la cui posizione è stata però di fatto archiviata per mancanza di indizi determinanti.
Pubblicato da Aurelia Gavioli
Questo breve dossier si trova nel sito del PRC Sicilia ed è un documento che mi pare abbastanza recente e che analizza i rapporti tra la regione sicilia e le istituzioni e le fondazioni ad essa legata. Se poi sia tendenzioso lascio giudicare ad altri che io non ho le conoscenze per dirlo, ma a prima lettura mi pare interessante.
IL GOVERNO PARALLELO DI CUFFARO:
- SICILIA PATRIMONIO IMMOBILIARE SPA
- SICILIA E-INNOVAZIONE SPA
- IL CERISDI DI MANNINO
- SVILUPPO ITALIA SICILIA
- RISCOSSIONE SICILIA SPA
- UN DIPARTIMENTO PER FAUSTO SPAGNA
I volti senza nome di via D’Amelio
Massimo Ciancimino e Gaspare Spatuzza ricostruiscono nuovi scenari sulla strage. Quando incominciò la trattativa fra lo Stato e Cosa nostra? Prima di quanto ipotizzato finora
di Pietro Orsatti (su left n°3, 23 gennaio 2009)
In questo lavoro torna a spuntare fuori il nome di Vincenzo Paradiso di Sviluppo Italia Sicilia, ma la cui posizione è stata però di fatto archiviata per mancanza di indizi determinanti.
Pubblicato da Aurelia Gavioli
lunedì 23 febbraio 2009
Laboratorio di giornalismo civico
Di Lorenzo Baldo, vicedirettore di Antimafiaduemila ( Progetto Funima International: aiutiamo i bambini del Sudamerica Nota: Antimafiaduemila usa i suoi mezzi per portare avanti 2 progetti colossali, fare giornalismo di inchiesta sulla mafia ed aiutare i bambini del Sudamerica in gravissime condizioni di povertà ( Diario del saccheggio qui ): da oggi in poi ad antimafiaduemila verranno collegati entrambi.....chi ha la possibilità di dare una mano lo faccia, le indicazioni sono nel sito riportato. Grazie )
ANTIMAFIADuemila nasce il 25 marzo del 2000 da un gruppo di amici che condivide lo stesso ideale di giustizia, e soprattutto dalla volontà del nostro direttore Giorgio Bongiovanni, siciliano, che ha unito una personale esperienza spirituale ad un forte impegno civile contro la mafia.
Quello che anima la redazione è uno spirito di servizio che si fonda essenzialmente sulla ricerca della verità sui mandanti esterni nelle stragi del biennio '92/'93. Soprattutto per quanto riguarda la strage di via d'Amelio dove è morto Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina. Una strage che ha visto coinvolti pezzi deviati dello Stato e che è stata sancita da quella “trattativa” tra mafia e Stato alla quale Paolo Borsellino si era opposto con tutte le sue forze.
Laboratorio di giornalismo civico
Joseph Pulitzer è il noto giornalista nato in Ungheria nel 1847 il cui nome da il titolo al prestigioso premio assegnato ogni anno dal 1917 dalla "Columbia University" di New York a giornalisti e scrittori americani, il famoso “Premio Pulitzer”.
L’aforisma che ritengo possa rappresentare uno dei pilastri fondamentali del mestiere di giornalista recita così:
“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri.”
Questo è uno dei motivi per cui da quasi 10 anni esiste Antimafia Duemila: portare alla luce fatti, notizie sul fenomeno di Cosa Nostra che ha segnato oltre 200 anni della nostra storia; fornendo una chiave di lettura per comprendere la complessità di questa organizzazione criminale e la sua pericolosità per il futuro della nostra democrazia.
Siamo di fronte a un fenomeno criminale che senza l’apporto di “poteri occulti” non sarebbe riuscito a compiere le azioni più eclatanti che hanno insanguinato l’Italia.
Stragi e omicidi avvolti in una fitta nebbia molto spesso resa impenetrabile da una stampa complice e asservita a quelli che Giovanni Falcone definiva “ibridi connubi fra criminalità organizzata, alcuni centri di potere extraistituzionali e settori devianti dello Stato”.
Ed è in questo “gioco grande” che l’Informazione ha un ruolo strategico.
Oggi come ieri il rischio che corriamo è che l’informazione occultata, falsata o totalmente distorta tenti di cambiare a suo modo il corso della storia.
Il nostro futuro come cittadini del mondo è a un bivio, può prendere una direzione o un’altra a seconda delle volontà di coloro che gestiscono il potere mondiale:
una direzione di evoluzione pacifica è quella che tutti auspichiamo, ma da quello che succede nel mondo sembra più probabile che l’evoluzione del genere umano prenda una direzione opposta, segnata ulteriormente da guerre e da profonde ingiustizie. E questo grazie anche al potere di controllo dei mezzi di informazione.
Alcuni anni fa il professor Noam Chomsky ha affrontato Il rapporto tra potere politico e verità, intesa come l’immagine del mondo fornita ai cittadini dal sistema dei media”.
Chomsky ha osservato in particolare due aspetti di questo sistema:
- I media non sono lo specchio della realtà che descrivono ma piuttosto i portavoce di una particolare visione della realtà rappresentativa delle élite economiche e politiche ai vertici della società;
- la filosofia dell’intrattenimento (che è la base dell’attività dei mass media), viene considerata da Chomsky come una tecnica per addormentare lo spirito critico degli individui cullandoli in una passività priva di significati.
- Chomsky considera i media come gli strumenti utilizzati, per costruire il consenso, dalle grandi società di comunicazione, nelle mani dei gruppi al potere.
Le notizie che appaiono sui media risultano pertanto filtrate attraverso una sorta di dogana dell’informazione che sceglie le priorità da dare e gli argomenti ai quali offrire maggiore visibilità;
Le società di comunicazione che controllano i media si comportano nei confronti delle leggi di mercato come se fossero normali imprese economiche perseguendo cioè obiettivi prettamente redditizi.
Un problema reale che in Italia viviamo ormai da molti anni, con l’aggravante che qui da noi il potere politico può arrivare a condizionare i Media a volte in convergenza con Cosa Nostra e quegli ibridi connubi con i settori deviati dello Stato che a suo tempo Falcone aveva individuato.
Non dimentichiamoci che nel 2005, secondo il rapporto di Freedom house sulla libertà di stampa, l'Italia era al 79° posto nella categoria “parzialmente libera” (a parimerito con il Botswana - in Africa, unica nazione in Europa insieme alla Turchia). E nonostante nel rapporto del 2007 che faceva riferimento al periodo del dopo elezioni del 2006 vinte da Prodi, l'Italia sia salita di classifica nella categoria “libera”, la situazione attuale è tuttaltro che rosea.
Secondo il rapporto pubblicato dal Comitato Internazionale per la Protezione dei Giornalisti (CPJ) di un paio di anni fa sette volte su dieci i giornalisti sono deliberatamente uccisi a causa dei loro reportage.
Governi e autorità militari sono responsabili del 27 per cento degli omicidi avvenuti negli ultimi 15 anni. Ma non ci sono solo i giornalisti ammazzati. Ci sono anche quelli in carcere, che oggi nel mondo sono oltre 150. Fino al 2005 la Cina era il paese alla testa della lista, con trentadue arresti.
Di questi, la metà riguardava giornalisti che scrivevano su internet.
Il secondo posto veniva occupato da Cuba, con 32 giornalisti e scrittori incarcerati, la maggior parte dei quali catturati durante i fatti del 2 marzo 2003, quando il governo intervenne con mano dura conto ogni forma di dissidenza.
Per quanto riguarda i giornalisti ammazzati dalla mafia la storia del nostro Paese ne è tragicamente costellata: Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato, Giuseppe Impastato, Mario Francese, Giuseppe Fava, Mauro Rostagno, Beppe Alfano,… uomini calati completamente nella realtà, che hanno sfidato la logica del potere, finendo poi per essere ammazzati.
Come simbolo del coraggio di questi uomini cito un brano dell'ultima intervista di Pippo Fava, direttore de I Siciliani, intervista trasmessa su Rete4 nel programma di Enzo Biagi “Filmstory”, il 28 dicembre 1983, una settimana prima di essere assassinato dalla mafia il 5 gennaio 1984
ANTIMAFIADuemila nasce il 25 marzo del 2000 da un gruppo di amici che condivide lo stesso ideale di giustizia, e soprattutto dalla volontà del nostro direttore Giorgio Bongiovanni, siciliano, che ha unito una personale esperienza spirituale ad un forte impegno civile contro la mafia.
Quello che anima la redazione è uno spirito di servizio che si fonda essenzialmente sulla ricerca della verità sui mandanti esterni nelle stragi del biennio '92/'93. Soprattutto per quanto riguarda la strage di via d'Amelio dove è morto Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina. Una strage che ha visto coinvolti pezzi deviati dello Stato e che è stata sancita da quella “trattativa” tra mafia e Stato alla quale Paolo Borsellino si era opposto con tutte le sue forze.
Laboratorio di giornalismo civico
Joseph Pulitzer è il noto giornalista nato in Ungheria nel 1847 il cui nome da il titolo al prestigioso premio assegnato ogni anno dal 1917 dalla "Columbia University" di New York a giornalisti e scrittori americani, il famoso “Premio Pulitzer”.
L’aforisma che ritengo possa rappresentare uno dei pilastri fondamentali del mestiere di giornalista recita così:
“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri.”
Questo è uno dei motivi per cui da quasi 10 anni esiste Antimafia Duemila: portare alla luce fatti, notizie sul fenomeno di Cosa Nostra che ha segnato oltre 200 anni della nostra storia; fornendo una chiave di lettura per comprendere la complessità di questa organizzazione criminale e la sua pericolosità per il futuro della nostra democrazia.
Siamo di fronte a un fenomeno criminale che senza l’apporto di “poteri occulti” non sarebbe riuscito a compiere le azioni più eclatanti che hanno insanguinato l’Italia.
Stragi e omicidi avvolti in una fitta nebbia molto spesso resa impenetrabile da una stampa complice e asservita a quelli che Giovanni Falcone definiva “ibridi connubi fra criminalità organizzata, alcuni centri di potere extraistituzionali e settori devianti dello Stato”.
Ed è in questo “gioco grande” che l’Informazione ha un ruolo strategico.
Oggi come ieri il rischio che corriamo è che l’informazione occultata, falsata o totalmente distorta tenti di cambiare a suo modo il corso della storia.
Il nostro futuro come cittadini del mondo è a un bivio, può prendere una direzione o un’altra a seconda delle volontà di coloro che gestiscono il potere mondiale:
una direzione di evoluzione pacifica è quella che tutti auspichiamo, ma da quello che succede nel mondo sembra più probabile che l’evoluzione del genere umano prenda una direzione opposta, segnata ulteriormente da guerre e da profonde ingiustizie. E questo grazie anche al potere di controllo dei mezzi di informazione.
Alcuni anni fa il professor Noam Chomsky ha affrontato Il rapporto tra potere politico e verità, intesa come l’immagine del mondo fornita ai cittadini dal sistema dei media”.
Chomsky ha osservato in particolare due aspetti di questo sistema:
- I media non sono lo specchio della realtà che descrivono ma piuttosto i portavoce di una particolare visione della realtà rappresentativa delle élite economiche e politiche ai vertici della società;
- la filosofia dell’intrattenimento (che è la base dell’attività dei mass media), viene considerata da Chomsky come una tecnica per addormentare lo spirito critico degli individui cullandoli in una passività priva di significati.
- Chomsky considera i media come gli strumenti utilizzati, per costruire il consenso, dalle grandi società di comunicazione, nelle mani dei gruppi al potere.
Le notizie che appaiono sui media risultano pertanto filtrate attraverso una sorta di dogana dell’informazione che sceglie le priorità da dare e gli argomenti ai quali offrire maggiore visibilità;
Le società di comunicazione che controllano i media si comportano nei confronti delle leggi di mercato come se fossero normali imprese economiche perseguendo cioè obiettivi prettamente redditizi.
Un problema reale che in Italia viviamo ormai da molti anni, con l’aggravante che qui da noi il potere politico può arrivare a condizionare i Media a volte in convergenza con Cosa Nostra e quegli ibridi connubi con i settori deviati dello Stato che a suo tempo Falcone aveva individuato.
Non dimentichiamoci che nel 2005, secondo il rapporto di Freedom house sulla libertà di stampa, l'Italia era al 79° posto nella categoria “parzialmente libera” (a parimerito con il Botswana - in Africa, unica nazione in Europa insieme alla Turchia). E nonostante nel rapporto del 2007 che faceva riferimento al periodo del dopo elezioni del 2006 vinte da Prodi, l'Italia sia salita di classifica nella categoria “libera”, la situazione attuale è tuttaltro che rosea.
Secondo il rapporto pubblicato dal Comitato Internazionale per la Protezione dei Giornalisti (CPJ) di un paio di anni fa sette volte su dieci i giornalisti sono deliberatamente uccisi a causa dei loro reportage.
Governi e autorità militari sono responsabili del 27 per cento degli omicidi avvenuti negli ultimi 15 anni. Ma non ci sono solo i giornalisti ammazzati. Ci sono anche quelli in carcere, che oggi nel mondo sono oltre 150. Fino al 2005 la Cina era il paese alla testa della lista, con trentadue arresti.
Di questi, la metà riguardava giornalisti che scrivevano su internet.
Il secondo posto veniva occupato da Cuba, con 32 giornalisti e scrittori incarcerati, la maggior parte dei quali catturati durante i fatti del 2 marzo 2003, quando il governo intervenne con mano dura conto ogni forma di dissidenza.
Per quanto riguarda i giornalisti ammazzati dalla mafia la storia del nostro Paese ne è tragicamente costellata: Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato, Giuseppe Impastato, Mario Francese, Giuseppe Fava, Mauro Rostagno, Beppe Alfano,… uomini calati completamente nella realtà, che hanno sfidato la logica del potere, finendo poi per essere ammazzati.
Come simbolo del coraggio di questi uomini cito un brano dell'ultima intervista di Pippo Fava, direttore de I Siciliani, intervista trasmessa su Rete4 nel programma di Enzo Biagi “Filmstory”, il 28 dicembre 1983, una settimana prima di essere assassinato dalla mafia il 5 gennaio 1984
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Mafia ed informazione ( Lorenzo Baldo)
«Mi rendo conto - diceva Giuseppe Fava - che c'è un'enorme confusione sul problema della mafia. I mafiosi stanno in Parlamento, i mafiosi a volte sono ministri, i mafiosi sono banchieri, i mafiosi sono quelli che in questo momento sono ai vertici della nazione>>.
Pippo Fava come pochi altri aveva compreso fino in fondo il legame indissolubile fra Mafia e Politica, quel legame che aveva sancito la sua condanna a morte come quella degli altri colleghi ammazzati.
Oggi magari in Italia i giornalisti non vengono più ammazzati dalla mafia "fisicamente", ma moralmente si.
Il caso dei colleghi dell’emittente televisiva Telecolor licenziati un paio di anni fa, lo stesso licenziamento del giornalista Marco Benanti per un suo vecchio articolo sulla mafia a Sigonella, o gli attacchi e le condanne subiti da Carlo Ruta per le sue inchieste sono solo gli ultimi della lista. Per non parlare della sospensione dall'incarico di Carlo Vulpio (del Corriere della Sera) che si occupava del trasferimento di Luigi De Magistris. Una vera e propria censura.
Per ritornare al problema del silenzio sulle mafie basta ricordare che il “Segreto” rappresenta il punto di forza principale di Cosa Nostra e qui mi baso essenzialmente sul dossier “Mafia&servizi segreti” pubblicato qualche tempo fa sul nostro giornale.
L’Italia è di fatto una Repubblica fondata sul segreto.
Segrete sono le strategie politiche, segrete sono le organizzazioni criminali, segreta è la verità sulle stragi, segreti sono i servizi che servono a mantenere i segreti.
Segreta è la vera storia del nostro Paese. Segreto è il vero volto della realtà.
Per un semplice motivo: il potere si fonda sul segreto e Cosa Nostra si fonda sul segreto.
Forse nessun paese del mondo cosiddetto civile-occidentale come l’Italia detiene un così alto numero di Segreti di Stato legati a vergognose stragi di cui, a distanza di decine di anni, si conoscono a malapena gli esecutori materiali.
Una tragica “anomalia” che affonda le sue radici nella storia della nostra democrazia.
(Video “I pentiti l'arma vincente contro Cosa Nostra”)
Dopo aver ascoltato chi ha vissuto alcune fasi di questa “trattativa” è doveroso dare la parola a chi per colpa di questo “patto” tra pezzi delle Istituzioni e Cosa Nostra ha perduto la vita. Si tratta di un documentario con alcuni stralci di interventi di Falcone e Borsellino, vi prego di fare attenzione alle parole di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino che in alcuni casi sono tratte da discorsi dei due giudici di 20 anni fa.
Discorsi che di fatto avevano anticipato i tempi. E di cui ne cogliamo la grande attualità nonostante i tentativi di stravolgerne il senso che periodicamente vengono messi in atto da più parti.
(Video “Il potere e la mafia”)
Dopo aver ascoltato queste testimonianze dirette vorrei concludere questo laboratorio con alcune analisi e soprattutto con alcune proposte.
Cominciamo subito con la proposta di pretendere che la lotta alla mafia sia considerata una priorità nell'azione di Governo. Una vera e propria Utopia, vissuta nel biennio del governo di centrosinistra e ovviamente in quello attuale il cui premier, pluri inquisito, viene citato ampiamente nei decreti di archiviazioni per le stragi del '92 insieme al condannato per mafia a 9 anni (se pur in primo grado) Marcello Dell'Utri, suo naturale braccio destro.
(link: http://www.societacivile.it/memoria/articoli_memoria/archiviazione.pdf
Pippo Fava come pochi altri aveva compreso fino in fondo il legame indissolubile fra Mafia e Politica, quel legame che aveva sancito la sua condanna a morte come quella degli altri colleghi ammazzati.
Oggi magari in Italia i giornalisti non vengono più ammazzati dalla mafia "fisicamente", ma moralmente si.
Il caso dei colleghi dell’emittente televisiva Telecolor licenziati un paio di anni fa, lo stesso licenziamento del giornalista Marco Benanti per un suo vecchio articolo sulla mafia a Sigonella, o gli attacchi e le condanne subiti da Carlo Ruta per le sue inchieste sono solo gli ultimi della lista. Per non parlare della sospensione dall'incarico di Carlo Vulpio (del Corriere della Sera) che si occupava del trasferimento di Luigi De Magistris. Una vera e propria censura.
Per ritornare al problema del silenzio sulle mafie basta ricordare che il “Segreto” rappresenta il punto di forza principale di Cosa Nostra e qui mi baso essenzialmente sul dossier “Mafia&servizi segreti” pubblicato qualche tempo fa sul nostro giornale.
L’Italia è di fatto una Repubblica fondata sul segreto.
Segrete sono le strategie politiche, segrete sono le organizzazioni criminali, segreta è la verità sulle stragi, segreti sono i servizi che servono a mantenere i segreti.
Segreta è la vera storia del nostro Paese. Segreto è il vero volto della realtà.
Per un semplice motivo: il potere si fonda sul segreto e Cosa Nostra si fonda sul segreto.
Forse nessun paese del mondo cosiddetto civile-occidentale come l’Italia detiene un così alto numero di Segreti di Stato legati a vergognose stragi di cui, a distanza di decine di anni, si conoscono a malapena gli esecutori materiali.
Una tragica “anomalia” che affonda le sue radici nella storia della nostra democrazia.
(Video “I pentiti l'arma vincente contro Cosa Nostra”)
Dopo aver ascoltato chi ha vissuto alcune fasi di questa “trattativa” è doveroso dare la parola a chi per colpa di questo “patto” tra pezzi delle Istituzioni e Cosa Nostra ha perduto la vita. Si tratta di un documentario con alcuni stralci di interventi di Falcone e Borsellino, vi prego di fare attenzione alle parole di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino che in alcuni casi sono tratte da discorsi dei due giudici di 20 anni fa.
Discorsi che di fatto avevano anticipato i tempi. E di cui ne cogliamo la grande attualità nonostante i tentativi di stravolgerne il senso che periodicamente vengono messi in atto da più parti.
(Video “Il potere e la mafia”)
Dopo aver ascoltato queste testimonianze dirette vorrei concludere questo laboratorio con alcune analisi e soprattutto con alcune proposte.
Cominciamo subito con la proposta di pretendere che la lotta alla mafia sia considerata una priorità nell'azione di Governo. Una vera e propria Utopia, vissuta nel biennio del governo di centrosinistra e ovviamente in quello attuale il cui premier, pluri inquisito, viene citato ampiamente nei decreti di archiviazioni per le stragi del '92 insieme al condannato per mafia a 9 anni (se pur in primo grado) Marcello Dell'Utri, suo naturale braccio destro.
(link: http://www.societacivile.it/memoria/articoli_memoria/archiviazione.pdf
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Mafia ed informazione ( Lorenzo Baldo)
Subito dopo è necessario un reale “ridimensionamento” del Segreto di Stato che ancora oggi viene usato e abusato da tutti i governi;
In certi casi (dove pezzi deviati delle istituzioni sono stati complici della mafia o che comunque hanno “coperto” dei reati gravi) se non verrà abolito il Segreto di Stato non avremo mai ne Giustizia ne tanto meno Verità.
E ancora, per rimanere nell’ambito delle proposte da avanzare:
- L’istituzione di una legislazione più snella e priva di lungaggini burocratiche, che favorisca realmente l’erogazione di fondi pubblici da destinare alla nascita e allo sviluppo di iniziative editoriali alternative ai grandi gruppi;
- Una legislazione che di fatto impedisca il radicamento nel territorio di un vero e proprio “monopolio” dell’informazione (come nel caso della Sicilia con l’editore Mario Ciancio Sanfilippo) favorendo al contrario le realtà editoriali indipendenti;
- Una nuova legislazione che regolarizzi il finanziamento pubblico all’editoria nello specifico per quanto concerne l’erogazione dei fondi pubblici da destinare ai giornali cosiddetti “di partito”.
Con l'attuale riforma della giustizia, oltre agli stessi magistrati anche i giornalisti rischiano una vera e propria censura che porta allo svuotamento della libertà di informazione.
I danni che il ddl Berlusconi-Ghedini-Alfano sulle intercettazioni provocherà sulle indagini e i processi sono devastanti.
Non si potrà più raccontare nulla fino all'inizio dei processi. Cioè per anni e anni. Neanche le notizie che non sono più coperte da segreto, perché anche su quelle entrerà in vigore il divieto di pubblicazione che riguarda non soltanto gli atti e le intercettazioni, ma anche il loro contenuto.
Non si potrà quindi più riportarli né testualmente né per riassunto.
Si tratta di una legge illiberale e liberticida alla quale come ANTIMAFIADuemila abbiamo già risposto attraverso il nostro sito che come redazione giornalistica ci uniamo a coloro che faranno una vera e propria “disobbedienza civile” continuando a informare i lettori.
Di fatto come spiega benissimo Marco Travaglio, una volta processati non resta che chiedere al giudice di eccepire dinanzi alla Consulta e alla Corte europea la illegittimità della nuova legge rispetto all'articolo 21 della Costituzione e all'articolo 10 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo e le libertà fondamentali («Ogni persona ha diritto alla libertà d'espressione. Tale diritto include la libertà d'opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche», con possibili restrizioni solo in caso di notizie «riservate» o dannose per la sicurezza e la reputazione).
Conclusioni:
Fare oggi giornalismo di inchiesta significa essere pronti alla solitudine e a mille altre difficoltà, a partire da quelle economiche. Vale comunque la pena di farlo o per lo meno di provarci. E questo per rendere onore a chi prima di noi ha difeso fino all’estremo sacrificio il principio della libertà di informazione in nome della giustizia e della verità.
Sul versante del giornalismo antimafia, oltre a Narcomafie di don Luigi Ciotti, ci sono altre realtà editoriali, cito ad esempio: Libera Informazione diretto da Roberto Morrione, Casablanca e U Cuntu diretti da Riccardo Orioles, L’Isola Possibile, Il Pizzino, per non parlare dell'emittente televisiva di Partinico Telejato diretta da Pino Maniaci e tante altre ancora.
Come Antimafia Duemila stiamo anche promuovendo il progetto televisivo di Giulietto Chiesa Pandora Tv, uno spazio di informazione indipendente in onda sulla TV satellitare, su reti regionali e sul web, uno spazio che è nato dall'impegno di professionisti della comunicazione che si battono da sempre per la libera informazione e che si basa sull'appoggio da basso, dalla gente comune che si associa sostenendo.
Oltre a Giulietto Chiesa che ne è il fondatore, tra i primi firmatari vi sono:
Tana de Zulueta, Claudio Fracassi, don Andrea Gallo, Giuliano Giuliani, Udo Gumpel, Sabina Guzzanti, Gianni Minà, Roberto Morrione, Diego Novelli, Moni Ovadia, Lidia Ravera, Ennio Remondino, David Riondino, Caparezza, Francesco Sylos Labini, Antonio Tabucchi, Gianni Vattimo, Vauro, Elio Veltri, Dario Vergassola, Alex Zanotelli e tanti altri. Ma c'è il bisogno di una maggiore partecipazione a livello popolare e su questo punto vi invito a leggere il progetto di Pandora Tv presente sul nostro sito.
Il nostro compito, di ognuno di noi, è quello di sostenere “i giusti”, uomini e donne che si battono per la giustizia; unirci, fare rete, sostenere una causa giusta dando un senso alla nostra esistenza, evitando sterili divisioni che fanno solamente il gioco della mafia.
Joseph Pulitzer diceva che «Una stampa cinica e mercenaria prima o poi creerà un pubblico ignobile» ed è contro questa profezia (purtroppo in parte già avverata), che dobbiamo porre tutti i nostri sforzi nel nome di chi ha pagato con la vita il suo credo per quella che può essere considerata la “missione” di giornalista: informare, denunciare, raccontare i fatti a futura memoria.
Solo con un’Informazione onesta e libera si avranno gli strumenti necessari affinché l’utopia di una società migliore possa realizzarsi attraverso ognuno di noi, attraverso scelte consapevoli a tutti i livelli: da quello politico a quello sociale-morale- sprituale, rendendo così giustizia a tutti quelli che prima di noi hanno pagato con la vita il coraggio delle loro azioni.
A noi giornalisti resta la responsabilità di mantenere vivo quel principio di verità e di libertà per il quale come diceva Pippo Fava vale la pena di vivere.
Lorenzo Baldo
Info: http://www.antimafiaduemila.com/
In certi casi (dove pezzi deviati delle istituzioni sono stati complici della mafia o che comunque hanno “coperto” dei reati gravi) se non verrà abolito il Segreto di Stato non avremo mai ne Giustizia ne tanto meno Verità.
E ancora, per rimanere nell’ambito delle proposte da avanzare:
- L’istituzione di una legislazione più snella e priva di lungaggini burocratiche, che favorisca realmente l’erogazione di fondi pubblici da destinare alla nascita e allo sviluppo di iniziative editoriali alternative ai grandi gruppi;
- Una legislazione che di fatto impedisca il radicamento nel territorio di un vero e proprio “monopolio” dell’informazione (come nel caso della Sicilia con l’editore Mario Ciancio Sanfilippo) favorendo al contrario le realtà editoriali indipendenti;
- Una nuova legislazione che regolarizzi il finanziamento pubblico all’editoria nello specifico per quanto concerne l’erogazione dei fondi pubblici da destinare ai giornali cosiddetti “di partito”.
Con l'attuale riforma della giustizia, oltre agli stessi magistrati anche i giornalisti rischiano una vera e propria censura che porta allo svuotamento della libertà di informazione.
I danni che il ddl Berlusconi-Ghedini-Alfano sulle intercettazioni provocherà sulle indagini e i processi sono devastanti.
Non si potrà più raccontare nulla fino all'inizio dei processi. Cioè per anni e anni. Neanche le notizie che non sono più coperte da segreto, perché anche su quelle entrerà in vigore il divieto di pubblicazione che riguarda non soltanto gli atti e le intercettazioni, ma anche il loro contenuto.
Non si potrà quindi più riportarli né testualmente né per riassunto.
Si tratta di una legge illiberale e liberticida alla quale come ANTIMAFIADuemila abbiamo già risposto attraverso il nostro sito che come redazione giornalistica ci uniamo a coloro che faranno una vera e propria “disobbedienza civile” continuando a informare i lettori.
Di fatto come spiega benissimo Marco Travaglio, una volta processati non resta che chiedere al giudice di eccepire dinanzi alla Consulta e alla Corte europea la illegittimità della nuova legge rispetto all'articolo 21 della Costituzione e all'articolo 10 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo e le libertà fondamentali («Ogni persona ha diritto alla libertà d'espressione. Tale diritto include la libertà d'opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche», con possibili restrizioni solo in caso di notizie «riservate» o dannose per la sicurezza e la reputazione).
Conclusioni:
Fare oggi giornalismo di inchiesta significa essere pronti alla solitudine e a mille altre difficoltà, a partire da quelle economiche. Vale comunque la pena di farlo o per lo meno di provarci. E questo per rendere onore a chi prima di noi ha difeso fino all’estremo sacrificio il principio della libertà di informazione in nome della giustizia e della verità.
Sul versante del giornalismo antimafia, oltre a Narcomafie di don Luigi Ciotti, ci sono altre realtà editoriali, cito ad esempio: Libera Informazione diretto da Roberto Morrione, Casablanca e U Cuntu diretti da Riccardo Orioles, L’Isola Possibile, Il Pizzino, per non parlare dell'emittente televisiva di Partinico Telejato diretta da Pino Maniaci e tante altre ancora.
Come Antimafia Duemila stiamo anche promuovendo il progetto televisivo di Giulietto Chiesa Pandora Tv, uno spazio di informazione indipendente in onda sulla TV satellitare, su reti regionali e sul web, uno spazio che è nato dall'impegno di professionisti della comunicazione che si battono da sempre per la libera informazione e che si basa sull'appoggio da basso, dalla gente comune che si associa sostenendo.
Oltre a Giulietto Chiesa che ne è il fondatore, tra i primi firmatari vi sono:
Tana de Zulueta, Claudio Fracassi, don Andrea Gallo, Giuliano Giuliani, Udo Gumpel, Sabina Guzzanti, Gianni Minà, Roberto Morrione, Diego Novelli, Moni Ovadia, Lidia Ravera, Ennio Remondino, David Riondino, Caparezza, Francesco Sylos Labini, Antonio Tabucchi, Gianni Vattimo, Vauro, Elio Veltri, Dario Vergassola, Alex Zanotelli e tanti altri. Ma c'è il bisogno di una maggiore partecipazione a livello popolare e su questo punto vi invito a leggere il progetto di Pandora Tv presente sul nostro sito.
Il nostro compito, di ognuno di noi, è quello di sostenere “i giusti”, uomini e donne che si battono per la giustizia; unirci, fare rete, sostenere una causa giusta dando un senso alla nostra esistenza, evitando sterili divisioni che fanno solamente il gioco della mafia.
Joseph Pulitzer diceva che «Una stampa cinica e mercenaria prima o poi creerà un pubblico ignobile» ed è contro questa profezia (purtroppo in parte già avverata), che dobbiamo porre tutti i nostri sforzi nel nome di chi ha pagato con la vita il suo credo per quella che può essere considerata la “missione” di giornalista: informare, denunciare, raccontare i fatti a futura memoria.
Solo con un’Informazione onesta e libera si avranno gli strumenti necessari affinché l’utopia di una società migliore possa realizzarsi attraverso ognuno di noi, attraverso scelte consapevoli a tutti i livelli: da quello politico a quello sociale-morale- sprituale, rendendo così giustizia a tutti quelli che prima di noi hanno pagato con la vita il coraggio delle loro azioni.
A noi giornalisti resta la responsabilità di mantenere vivo quel principio di verità e di libertà per il quale come diceva Pippo Fava vale la pena di vivere.
Lorenzo Baldo
Info: http://www.antimafiaduemila.com/
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Mafia ed informazione ( Lorenzo Baldo)
E se fosse l'alba di un nuovo giorno?
La scorsa settimana le persone che aspettavano la verità sulla morte di Borsellino hanno ricevuto una bruttissima notizia:MAFIA: DIFESA ARCANGIOLI,CASSAZIONE CONFERMA PROSCIOGLIMENTO
Ecco il resto della notizia del 17 febbraio 2009
Palermo. Sulla scomparsa dell'agenda rossa nella quale il magistrato assassinato dalla mafia nel '92 scriveva sviluppi di indagini e riflessioni come raccontano amici e familiari di Borsellino, la procura di Caltanissetta ha cominciato a indagare subito dopo la strage di via D'Amelio. Per molto tempo il fascicolo è rimasto a carico di ignoti, poi il gip nisseno Ottavio Sferlazza ha ordinato ai pm l'iscrizione nel registro degli indagati di Arcangioli per furto aggravato. Tra gli indizi che avevano spinto il giudice a ipotizzare un coinvolgimento del militare nella scomparsa dell'agenda c'erano, tra l'altro, le immagini riprese subito dopo la strage che immortalavano Arcangioli allontanarsi dall'auto in fiamme del magistrato con la borsa che conteneva, solitamente, l'agenda. Successivamente gli investigatori cercando nell'auto blindata di Borsellino non avevano trovato la valigetta, circostanza che aveva indotto il gip a ipotizzare che Arcangioli avesse preso la borsa e ne avesse estratto il documento. A diverse valutazioni, però, era giunto un secondo giudice di Caltanissetta, chiamato, dopo l'imputazione coatta, a pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio a carico di Arcangioli. Il magistrato ha prosciolto l'ufficiale ritenendo che non ci fossero elementi a suo carico per sostenere l'accusa in giudizio. Contro l'ordinanza del gup la Procura, all'epoca guidata da Renato Di Natale, aveva proposto ricorso per Cassazione.
ANSA
La notizia è rimbombata su facebook in molto vesti e quindi in molti sono stati messi al corrente del fatto.
NOTIZIE COME QUESTE POSSONO FARE MOLTO MALE, non un male fisico ma psicologico: non tutti sono abbastanza forti per superare un fatto di tale gravità ed , in situazione generale così difficile, è facile arrendersi alle brutta realtà.
MA NON E' ASSOLUTAMENTE IL MOMENTO!: chiediamo aiuto agli amici e cerchiamo di passare oltre...io posso dire quello che ha aiutato me ed è stato leggere il post umoristico di Gaetano Montalbano 'La borsa di Paolo Borsellino va a prendere il caffè'.
Perchè a volte sdrammatizzare i fatti non vuol dire non prenderli sul serio ma cercare l'energia giusta per superarli...quindi andate a leggervi anche questa versione in fondo pagina.
Ed in caso di necessità Fascio e Martello e Radiomafiopoli sono a vostra disposizione...salvatevi questi link e VISITATELI PIU' VOLTE AL GIORNO, mattina e sera, QUANTO BASTA!!!
E questo perchè nel nostro cervello c'è una unica sede per la paura e la speranza, il pessimismo e l'ottimismo. E SE C'E' UNO NON C'E' L'ALTRO, SI ESCUDONO.
Ma l'ottimismo è fondamentale infatti favorisce il coraggio e l'innovazione...le armi giuste contro la crisi. ( leggete l'articolo E se fosse l'alba del nuovo giorno?)
Buona lettura quindi.
ANTIMAFIA 2000 Agenda rossa: il tenente colonnello Arcangioli si dimetta
di Giorgio Bongiovanni - 4 aprile 2008
Preso atto della sentenza che proscioglie il tenente colonnello Giovanni Arcangioli dall’accusa di furto aggravato dell’agenda rossa di Paolo Borsellino e in attesa di conoscerne le motivazioni e i conseguenti provvedimenti della procura chiediamo che il suddetto militare rassegni le proprie dimissioni dall’Arma dei Carabinieri.
Presumendo infatti che il giudice abbia ragione sull’estraneità dei fatti dell’allora capitano dei carabinieri non resta che dedurre che egli sia un incompetente e per questo motivo inadatto al prestigioso incarico che ricopre.
E’ infatti inconcepibile che un militare di alto rango, addestrato per far fronte alle situazioni più critiche si trovi sul luogo di una delle stragi più cruente della storia della nostra Repubblica e riferisca all’autorità giudiziaria solo pochi e confusi ricordi tirando in causa altri esponenti dello Stato con dichiarazioni imprecise e contraddittorie. ( continua)
LA MORTE DELLA GIUSTIZIA. Di Salvatore Borsellino 18 Febbraio 2009.
Mi è arrivata in questo momento una notizia alla quale la mia mente si rifiuta di credere. Sono ormai abituato nei 17 anni che sono passati dall'assassinio di Paolo a continuare a vederlo ripetutamente massacrato da tutte le volte che è stata negata la giustizia per quella strage. Da tutte le volte che delle indagini sono state bloccate, dei processi sono stati archiviati nel momento in cui arrivavano ad essere indagati i veri autori di quella strage, i veri assassini di Paolo e dei ragazzi della sua scorta. Quelli che hanno procurato l'esplosivo di tipo miltiare necessario per l'attentato, quelli che dal castello Utveggio hanno premuto il pulsante del telecomando che ha provocato l'esplosione, quelli che in una barca al largo del golfo di Palermo attendevano la comunicazione dell'esito dell'attentato, quelli che si sono precipitati sul luogo dove le macchine continuavano a bruciare, calpestando i pezzi di quei cadaveri e camminando nelle pozzanghere formate dal sangue di quei ragazzi, per potere prelevare l'agenda rossa di Paolo e insieme ad esse le prove della scellerata trattativa tra mafia e Stato per portare avanti la quale Paolo doveva essere eliminato.
Credevo di essere ormai abituato a tutto, di riuscire a resistere a qualsiasi disillusione, a qualsiasi venire meno della speranza di ottenere Giustizia, ma questa volta il colpo è troppo forte, questa volta non so se riuscirò a reggerlo.Il ricorso presentato in Cassazione dalla Procura di Caltanissetta, retta da Sergio Lari, a fronte della sentenza di assoluzione emanata dal GUP nei confronti del Cap. Arcangioli era inoppugnabile. Quella sentenza grida vendetta sia per quanto riguarda la forma giuridica che la sostanza. Basta guardare, nelle fotografie e nei video, il Cap. Arcangioli. Si vede un uomo che si allontana dalla macchina con il suo bottino tra le mani per consegnarlo a chi gli ha ordinato. ( continua)
La borsa di Paolo Borsellino va a prendere il caffè
di Gaetano Montalbano
pubblicata dal blog Ribera Online , post del 4 aprile 2008:
"Come vedete nella foto la borsa di cuoio del giudice Borsellino va in giro da sola tra le macerie di Via D'Amelio. Probabilmente andava a bere un caffè per riprendersi dallo spavento. Sappiamo che successivamente è ritornata, sempre da sola, al proprio posto sull'auto esplosa per i rilievi ufficiali. Secondo la giustizia italiana, infatti, le borse di cuoio dei giudici fatti saltare in aria dai traditori dello Stato godono di vita autonoma. La borsa di Borsellino, in particolare, riusciva ad aprirsi da sola ed i singoli oggetti presenti all'interno avevano la capacità di uscire fuori. Secondo alcune testimonianze attendibili, il giorno della strage una Agenda Rossa, nella quale Paolo Borsellino annotava particolari riservatissimi delle indagini, saltò fuori e preso un aereo si dileguò per il mondo. In Italia esiste gente strana che non credendo a questa verità assoluta voleva processare un tizio che si trovava accanto alla borsa. Sostenevano che fosse stato lui a prenderla e quindi a far sparire l'importantissima agenda. Come si vede chiaramente dalla foto questa è una bugia: la borsa cammina da sola. Il tizio è stato (giustamente) assolto. La sentenza sarà pubblicata dalle migliori riviste scientifiche.
(continua)
Ecco il resto della notizia del 17 febbraio 2009
Palermo. Sulla scomparsa dell'agenda rossa nella quale il magistrato assassinato dalla mafia nel '92 scriveva sviluppi di indagini e riflessioni come raccontano amici e familiari di Borsellino, la procura di Caltanissetta ha cominciato a indagare subito dopo la strage di via D'Amelio. Per molto tempo il fascicolo è rimasto a carico di ignoti, poi il gip nisseno Ottavio Sferlazza ha ordinato ai pm l'iscrizione nel registro degli indagati di Arcangioli per furto aggravato. Tra gli indizi che avevano spinto il giudice a ipotizzare un coinvolgimento del militare nella scomparsa dell'agenda c'erano, tra l'altro, le immagini riprese subito dopo la strage che immortalavano Arcangioli allontanarsi dall'auto in fiamme del magistrato con la borsa che conteneva, solitamente, l'agenda. Successivamente gli investigatori cercando nell'auto blindata di Borsellino non avevano trovato la valigetta, circostanza che aveva indotto il gip a ipotizzare che Arcangioli avesse preso la borsa e ne avesse estratto il documento. A diverse valutazioni, però, era giunto un secondo giudice di Caltanissetta, chiamato, dopo l'imputazione coatta, a pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio a carico di Arcangioli. Il magistrato ha prosciolto l'ufficiale ritenendo che non ci fossero elementi a suo carico per sostenere l'accusa in giudizio. Contro l'ordinanza del gup la Procura, all'epoca guidata da Renato Di Natale, aveva proposto ricorso per Cassazione.
ANSA
La notizia è rimbombata su facebook in molto vesti e quindi in molti sono stati messi al corrente del fatto.
NOTIZIE COME QUESTE POSSONO FARE MOLTO MALE, non un male fisico ma psicologico: non tutti sono abbastanza forti per superare un fatto di tale gravità ed , in situazione generale così difficile, è facile arrendersi alle brutta realtà.
MA NON E' ASSOLUTAMENTE IL MOMENTO!: chiediamo aiuto agli amici e cerchiamo di passare oltre...io posso dire quello che ha aiutato me ed è stato leggere il post umoristico di Gaetano Montalbano 'La borsa di Paolo Borsellino va a prendere il caffè'.
Perchè a volte sdrammatizzare i fatti non vuol dire non prenderli sul serio ma cercare l'energia giusta per superarli...quindi andate a leggervi anche questa versione in fondo pagina.
Ed in caso di necessità Fascio e Martello e Radiomafiopoli sono a vostra disposizione...salvatevi questi link e VISITATELI PIU' VOLTE AL GIORNO, mattina e sera, QUANTO BASTA!!!
E questo perchè nel nostro cervello c'è una unica sede per la paura e la speranza, il pessimismo e l'ottimismo. E SE C'E' UNO NON C'E' L'ALTRO, SI ESCUDONO.
Ma l'ottimismo è fondamentale infatti favorisce il coraggio e l'innovazione...le armi giuste contro la crisi. ( leggete l'articolo E se fosse l'alba del nuovo giorno?)
Buona lettura quindi.
ANTIMAFIA 2000 Agenda rossa: il tenente colonnello Arcangioli si dimetta
di Giorgio Bongiovanni - 4 aprile 2008
Preso atto della sentenza che proscioglie il tenente colonnello Giovanni Arcangioli dall’accusa di furto aggravato dell’agenda rossa di Paolo Borsellino e in attesa di conoscerne le motivazioni e i conseguenti provvedimenti della procura chiediamo che il suddetto militare rassegni le proprie dimissioni dall’Arma dei Carabinieri.
Presumendo infatti che il giudice abbia ragione sull’estraneità dei fatti dell’allora capitano dei carabinieri non resta che dedurre che egli sia un incompetente e per questo motivo inadatto al prestigioso incarico che ricopre.
E’ infatti inconcepibile che un militare di alto rango, addestrato per far fronte alle situazioni più critiche si trovi sul luogo di una delle stragi più cruente della storia della nostra Repubblica e riferisca all’autorità giudiziaria solo pochi e confusi ricordi tirando in causa altri esponenti dello Stato con dichiarazioni imprecise e contraddittorie. ( continua)
LA MORTE DELLA GIUSTIZIA. Di Salvatore Borsellino 18 Febbraio 2009.
Mi è arrivata in questo momento una notizia alla quale la mia mente si rifiuta di credere. Sono ormai abituato nei 17 anni che sono passati dall'assassinio di Paolo a continuare a vederlo ripetutamente massacrato da tutte le volte che è stata negata la giustizia per quella strage. Da tutte le volte che delle indagini sono state bloccate, dei processi sono stati archiviati nel momento in cui arrivavano ad essere indagati i veri autori di quella strage, i veri assassini di Paolo e dei ragazzi della sua scorta. Quelli che hanno procurato l'esplosivo di tipo miltiare necessario per l'attentato, quelli che dal castello Utveggio hanno premuto il pulsante del telecomando che ha provocato l'esplosione, quelli che in una barca al largo del golfo di Palermo attendevano la comunicazione dell'esito dell'attentato, quelli che si sono precipitati sul luogo dove le macchine continuavano a bruciare, calpestando i pezzi di quei cadaveri e camminando nelle pozzanghere formate dal sangue di quei ragazzi, per potere prelevare l'agenda rossa di Paolo e insieme ad esse le prove della scellerata trattativa tra mafia e Stato per portare avanti la quale Paolo doveva essere eliminato.
Credevo di essere ormai abituato a tutto, di riuscire a resistere a qualsiasi disillusione, a qualsiasi venire meno della speranza di ottenere Giustizia, ma questa volta il colpo è troppo forte, questa volta non so se riuscirò a reggerlo.Il ricorso presentato in Cassazione dalla Procura di Caltanissetta, retta da Sergio Lari, a fronte della sentenza di assoluzione emanata dal GUP nei confronti del Cap. Arcangioli era inoppugnabile. Quella sentenza grida vendetta sia per quanto riguarda la forma giuridica che la sostanza. Basta guardare, nelle fotografie e nei video, il Cap. Arcangioli. Si vede un uomo che si allontana dalla macchina con il suo bottino tra le mani per consegnarlo a chi gli ha ordinato. ( continua)
La borsa di Paolo Borsellino va a prendere il caffè
di Gaetano Montalbano
pubblicata dal blog Ribera Online , post del 4 aprile 2008:
"Come vedete nella foto la borsa di cuoio del giudice Borsellino va in giro da sola tra le macerie di Via D'Amelio. Probabilmente andava a bere un caffè per riprendersi dallo spavento. Sappiamo che successivamente è ritornata, sempre da sola, al proprio posto sull'auto esplosa per i rilievi ufficiali. Secondo la giustizia italiana, infatti, le borse di cuoio dei giudici fatti saltare in aria dai traditori dello Stato godono di vita autonoma. La borsa di Borsellino, in particolare, riusciva ad aprirsi da sola ed i singoli oggetti presenti all'interno avevano la capacità di uscire fuori. Secondo alcune testimonianze attendibili, il giorno della strage una Agenda Rossa, nella quale Paolo Borsellino annotava particolari riservatissimi delle indagini, saltò fuori e preso un aereo si dileguò per il mondo. In Italia esiste gente strana che non credendo a questa verità assoluta voleva processare un tizio che si trovava accanto alla borsa. Sostenevano che fosse stato lui a prenderla e quindi a far sparire l'importantissima agenda. Come si vede chiaramente dalla foto questa è una bugia: la borsa cammina da sola. Il tizio è stato (giustamente) assolto. La sentenza sarà pubblicata dalle migliori riviste scientifiche.
(continua)
lunedì 16 febbraio 2009
Resoconto del Laboratorio MAFIA E INFORMAZIONE di Politicamente scorretto
Riporto qui gli appunti che ho preso al laboratorio Mafia ed Informazione del 26 Novembre 08 tenuto da Lorenzo Baldo, vicedirettore di Antimafiaduemila . In quell'aula eravamo solo in 8 ma siamo usciti sconvolti perchè ci ha spiegato bene il problema ed i fatti successivi hanno confermato tutti i timori che ci ha lasciato: a partire dalla così detta Guerra fra procure fino all'ultimo emendamento al pacchetto sicurezza D'Alia , si fa sempre più fatica a parlare di mafia senza parlare di leggi dello Stato quindi da oggi ne sentirete parlare spesso in questo blog.( PS...ho aggiornato aggiungendo fatti di attualità e sistemato un po' i testi)
Antimafia duemila è uno dei pochi giornali che ancora fa giornalismo di inchiesta sulla mafia in Italia.
Ecco cosa racconta Lorenzo Baldo, vicedirettore, dei loro inizi e lavoro“Tutto è iniziato da un gruppo di amici che condivideva lo stesso ideale: anche noi, come spesso diceva Falcone durante le interviste, lo facciamo PER LO SPIRITO DI SERVIZIO, le difficoltà che incontriamo sono tante ma rimane sempre la certezza di fare qualcosa di giusto. Ricordiamo che molti colleghi hanno pagato il loro lavoro con la vita. Il nostro lavoro si basa sulla certezza, come diceva Pulizer “Non esiste inganno, delitto, trucco che non viva della sua segretezza”
l giornalismo di inchiesta vuole denunciare, rendere reale e studiare il fenomeno fino a capire il punto debole.
LA MAFIA DEVE ESSERE DEBELLATA ed è da anni che si lavora per questo ma purtroppo è talmente attecchita che dopo ogni attacco dello Stato si rigenera: si abbassa giusto un po e poi si rialza. Dobbiamo poi ricordare che senza appoggi di poteri occulti ( settori deviati dello stato) non esisterebbe.
L'informazione poi in questo momento è mancante oppure è data al contrario , informazione falsata: questo può cambiare completamente la Storia.
Si sopravvive grazie all'informazione FAI DA TE: da internet dobbiamo estrapolare la verità che i mezzi nazionali di informazione non danno....anche se questo dovrebbe essere il loro compito.
I Media sono diventati i portavoce di una elite formata da politici, grossi imprenditori , dimenticandosi della voce del popolo : inoltre usano tutte le tecniche in loro potere per addormentarlo funzionando come mezzi per costruire il consenso popolare verso il potere.
Nel passato molti giornalisti sono stati uccisi per il loro impegno verso la ricerca della verità e nel tentativo di diffonderla : basta ricordare Beppe Fava o Beppe Alfano.
Ai nostri giorni non funziona più così ,infatti i giornalisti basta licenziarli come è successo a Carlo Vulpio licenziato dal Corriere della Sera.
Cosa Nostra al momento è potentissima infatti ha fatto una trattativa con la Stato per fare cessare le bombe : non si riesce a sconfiggere perchè l'omertà è troppo radicata ma i pentiti rimangono ancora l'arma vincente per conoscerla e sconfiggerla.
E' grazie a loro che siamo venuti a sapere che ha una struttura verticistica con a capo una cupola e si è potuto conoscere la sua strategia stragista.
Ricordiamo che la mafia è un POTERE ALTERNATIVO ALLO STATO.
In Italia ha un potere molto forte tanto da impedire il regolare esercizio della democrazia.
In nessuna altra parte del mondo c'è una organizzazione criminale che offre un servizio tale ....offre i servizi che lo stato debole non riesce ad offrire.
(Nota .....e dopo gli effetti devastanti di questa crisi e la politica seguita dal governo, fatta di tagli generalizzati e quindi diminuzione della qualità dei servizi, dobbiamo iniziare a preoccuparci seriamente!)
La lotta contro di essa deve essere continua ma spesso non è così: troppo spesso si dimentica il fatto che ha la capacità di mitizzazione infatti al momento opportuno cambia strategia, si placa, per poi risorgere più salda.
Non si deve considerare la Mafia solo quando ci sono fatti di sangue ( spesso in relazione a cambiamenti interni) e anche quando tace perchè è in questi momenti che è più forte.
Non ci sono scorciatoie per sconfiggere la mafia infatti ormai è un fatto endemico diffuso in tutta Italia e all'estero: in questi anni ha saputo evolvere modellando valori arcaici all'attuale presentandosi con una grande capacità mimetizzazione, crudeltà verso i traditori , grande diffusione territoriale e radici nel sistema statale.
Molte sono le inchieste in mano ai magistrati ma spesso sono oberati di lavoro ed appena le indagini si avvicinano ad interessi di potere iniziano le delegittimazioni e gli attacchi nei loro confronti.
La più frequente è quella di attacchi comunista: caratteristica inquientante è che questa accusa è stata presentata sia da Toto Riina che da Silvio Berlusconi e deve farci riflettere su questa coincidenza ( guardate il video ).
Falcone e Borsellino sono stati uccisi perchè non si fermavano davanti a niente ed a nessuno ma anzi stavano arrivando alle radici del male che attanaglia la loro terra, volevano arrivare ad identificare le istituzione deviate, i punti di collegamento fra Stato e Mafia.
Purtroppo in Italia ogni azione delle Stato non è più fatta per il bene comune ma per interessi deviati o partitocrazia e questo in questi ultimi giorni è sempre più chiaro ( basti pensare al caso Eluana Englaro che si voleva sfruttare come pretesto per cambiare la Costituzione o la legge Alfano, ecc) .
Ma la sconfitta di Cosa Nostra deve partire da un ritorno di fiducia verso la pubblica amministrazione...solo così non si cercheranno organizzazioni alternative.
Ma considerando la classe attuale solo un ricambio generazionale verso persone che non dimentichino i loro ideali di giustizia ed al servizio del prossimo si potrà raggiungere lo scopo: la politica si è ormai seduta su se stessa e vede ogni evoluzione come un pericolo per la propria sopravvivenza e quindi la ostacola: anzi fa anche di peggio , si organizza per proteggere se stessa.
Il gruppo di Antimafia 2000 è ormai da anni che sta cercando di arrivare al movente ed ai mandanti degli omicidi di Falcone e Borsellino, fra persone di potere: questi infatti stavano per rivestire cariche potentissime che gli avrebbero permesso di conoscere i connubi fra mafia e settori devianti dello Stato.
L'informazione come abbiamo già detto all'inizio è controllata....la speranza è che piccole nicchie piano piano facciano gruppo e poi rete, senza perdersi nelle polemiche create ad arte per disperderle infatti la MAFIA VIVE DI QUESTE DIVISIONI!!!
( continua nel post seguente)
TAG Libera informazione sulla mafia: http://www.antimafiaduemila.com/ , http://www.ucuntu.org/ , http://www.telejato.it/ , http://www.narcomafie.it/, http://www.liberainformazione.org/
, http://www.pandoratv.it/
Antimafia duemila è uno dei pochi giornali che ancora fa giornalismo di inchiesta sulla mafia in Italia.
Ecco cosa racconta Lorenzo Baldo, vicedirettore, dei loro inizi e lavoro“Tutto è iniziato da un gruppo di amici che condivideva lo stesso ideale: anche noi, come spesso diceva Falcone durante le interviste, lo facciamo PER LO SPIRITO DI SERVIZIO, le difficoltà che incontriamo sono tante ma rimane sempre la certezza di fare qualcosa di giusto. Ricordiamo che molti colleghi hanno pagato il loro lavoro con la vita. Il nostro lavoro si basa sulla certezza, come diceva Pulizer “Non esiste inganno, delitto, trucco che non viva della sua segretezza”
l giornalismo di inchiesta vuole denunciare, rendere reale e studiare il fenomeno fino a capire il punto debole.
LA MAFIA DEVE ESSERE DEBELLATA ed è da anni che si lavora per questo ma purtroppo è talmente attecchita che dopo ogni attacco dello Stato si rigenera: si abbassa giusto un po e poi si rialza. Dobbiamo poi ricordare che senza appoggi di poteri occulti ( settori deviati dello stato) non esisterebbe.
L'informazione poi in questo momento è mancante oppure è data al contrario , informazione falsata: questo può cambiare completamente la Storia.
Si sopravvive grazie all'informazione FAI DA TE: da internet dobbiamo estrapolare la verità che i mezzi nazionali di informazione non danno....anche se questo dovrebbe essere il loro compito.
I Media sono diventati i portavoce di una elite formata da politici, grossi imprenditori , dimenticandosi della voce del popolo : inoltre usano tutte le tecniche in loro potere per addormentarlo funzionando come mezzi per costruire il consenso popolare verso il potere.
Nel passato molti giornalisti sono stati uccisi per il loro impegno verso la ricerca della verità e nel tentativo di diffonderla : basta ricordare Beppe Fava o Beppe Alfano.
Ai nostri giorni non funziona più così ,infatti i giornalisti basta licenziarli come è successo a Carlo Vulpio licenziato dal Corriere della Sera.
Cosa Nostra al momento è potentissima infatti ha fatto una trattativa con la Stato per fare cessare le bombe : non si riesce a sconfiggere perchè l'omertà è troppo radicata ma i pentiti rimangono ancora l'arma vincente per conoscerla e sconfiggerla.
E' grazie a loro che siamo venuti a sapere che ha una struttura verticistica con a capo una cupola e si è potuto conoscere la sua strategia stragista.
Ricordiamo che la mafia è un POTERE ALTERNATIVO ALLO STATO.
In Italia ha un potere molto forte tanto da impedire il regolare esercizio della democrazia.
In nessuna altra parte del mondo c'è una organizzazione criminale che offre un servizio tale ....offre i servizi che lo stato debole non riesce ad offrire.
(Nota .....e dopo gli effetti devastanti di questa crisi e la politica seguita dal governo, fatta di tagli generalizzati e quindi diminuzione della qualità dei servizi, dobbiamo iniziare a preoccuparci seriamente!)
La lotta contro di essa deve essere continua ma spesso non è così: troppo spesso si dimentica il fatto che ha la capacità di mitizzazione infatti al momento opportuno cambia strategia, si placa, per poi risorgere più salda.
Non si deve considerare la Mafia solo quando ci sono fatti di sangue ( spesso in relazione a cambiamenti interni) e anche quando tace perchè è in questi momenti che è più forte.
Non ci sono scorciatoie per sconfiggere la mafia infatti ormai è un fatto endemico diffuso in tutta Italia e all'estero: in questi anni ha saputo evolvere modellando valori arcaici all'attuale presentandosi con una grande capacità mimetizzazione, crudeltà verso i traditori , grande diffusione territoriale e radici nel sistema statale.
Molte sono le inchieste in mano ai magistrati ma spesso sono oberati di lavoro ed appena le indagini si avvicinano ad interessi di potere iniziano le delegittimazioni e gli attacchi nei loro confronti.
La più frequente è quella di attacchi comunista: caratteristica inquientante è che questa accusa è stata presentata sia da Toto Riina che da Silvio Berlusconi e deve farci riflettere su questa coincidenza ( guardate il video ).
Falcone e Borsellino sono stati uccisi perchè non si fermavano davanti a niente ed a nessuno ma anzi stavano arrivando alle radici del male che attanaglia la loro terra, volevano arrivare ad identificare le istituzione deviate, i punti di collegamento fra Stato e Mafia.
Purtroppo in Italia ogni azione delle Stato non è più fatta per il bene comune ma per interessi deviati o partitocrazia e questo in questi ultimi giorni è sempre più chiaro ( basti pensare al caso Eluana Englaro che si voleva sfruttare come pretesto per cambiare la Costituzione o la legge Alfano, ecc) .
Ma la sconfitta di Cosa Nostra deve partire da un ritorno di fiducia verso la pubblica amministrazione...solo così non si cercheranno organizzazioni alternative.
Ma considerando la classe attuale solo un ricambio generazionale verso persone che non dimentichino i loro ideali di giustizia ed al servizio del prossimo si potrà raggiungere lo scopo: la politica si è ormai seduta su se stessa e vede ogni evoluzione come un pericolo per la propria sopravvivenza e quindi la ostacola: anzi fa anche di peggio , si organizza per proteggere se stessa.
Il gruppo di Antimafia 2000 è ormai da anni che sta cercando di arrivare al movente ed ai mandanti degli omicidi di Falcone e Borsellino, fra persone di potere: questi infatti stavano per rivestire cariche potentissime che gli avrebbero permesso di conoscere i connubi fra mafia e settori devianti dello Stato.
L'informazione come abbiamo già detto all'inizio è controllata....la speranza è che piccole nicchie piano piano facciano gruppo e poi rete, senza perdersi nelle polemiche create ad arte per disperderle infatti la MAFIA VIVE DI QUESTE DIVISIONI!!!
( continua nel post seguente)
TAG Libera informazione sulla mafia: http://www.antimafiaduemila.com/ , http://www.ucuntu.org/ , http://www.telejato.it/ , http://www.narcomafie.it/, http://www.liberainformazione.org/
, http://www.pandoratv.it/
Un mondo capovolto
Ai nostri occhi intanto continua a presentarsi un MONDO CAPOVOLTO infatti il giornalista che parla di mafia deve vivere sotto scorta e le piccole entità coraggiose faticano a sopravvivere.
I grossi mezzi di informazione sono ridotti a strumenti di assuefazione delle persone che non possono rispondere all'attacco perchè è percepito: sono talmente storditi da non capire l'ingranaggio in cui sono finiti.
Ma nei giovani c'è una voglia di riscatto ma purtroppo anche molta rassegnazione che gli impedisce anche solo di iniziare a combattere.
La Tv poi trasmette loro una verità fatta di politici corrotti che sono uomini di successo e famosi mentre i magistrati, difensori delle legalità, fanno il loro lavoro fra mille difficoltà..... queste sono regole del gioco.
MA LA MAFIA E' TERRORIZZATA DALLA COSCIENZA CIVILE CHE HA MEMORIA E VUOLE RISCATTO.
Ma purtroppo gli esempi che hanno a disposizione sono devastanti, come un Dell'Utri eroe che ha possibilità di andare nelle scuole a raccontare solo la sua di verità.
Hanno a disposizione quindi una informazione ma soprattutto ISTRUZIONE AL CONTRARIO e quindi i ragazzi non possono farsi una propria coscienza critica, istruzione che viene ulteriormente messa in difficoltà dalle nuove leggi sulla scuola che fanno tutto per indebolirla ancora di più.
E la diffusione di una informazione libera è il punto fondamentale per combattere questa battaglia.
Purtroppo però Mario Ciancio ha il monopolio dell'informazione in Sicilia tanto da impedire a testate nazionali come Repubblica di pubblicare pagine locali.
E il ddl sulle intercettazioni che impedisce la pubblicazione delle intercettazioni o l'ultimo emendamento al pacchetto sicurezza di D'Alia mentre il secondo mette sotto controllo il web, pena una salatissima multa che i provider faranno di tutto per non pagare.
Si deve considerare poi il fatto che la politica non vuole che si parli della politica, fa fatica a indagare al suo interno per scoprire la verità di fatti gravi avvenuti: Pio la Torre era un antimafioso radicale e per il suo omicidio sono state fatte anche indagini interne ma ipotesi di questo tipo non trovano spazio nei giornali.
Come ho già detto lo scopo principale di antimafia 2000 e cercare i mandanti delle stragi del 1992: la cosa incredibile è che la mafia ha colpito la seconda volta dopo soli 58 gg dalla morte di Falcone. L'unico motivo per un fatto del genere è che quell'omicidio ERA PER IL BENE DI COSA NOSTRA!!
Borsellino forse avrebbe potuto impedire l'accordo mafia-Stato e quindi è stato condannato a morte.
Gaspare Mutolo dichiara di averlo visto sconvolto dopo l'incontro con Mancini e Parisi ( tanto da mettere in bocca 2 sigarette contemporaneamente!) e pensa che sia stato in quel momento che è stato messo al corrente della trattativa a cui però non voleva partecipare.
A questo punto l'unica cosa da fare era farlo uccidere velocemente per mano di Riina.
Il giorno del suo omicidio è scomparsa la sua inseparabile agenda rossa, ci sono le immagini del poliziotto che la tiene in mano ma quest'ultimo continua a negare e lo fa perchè si sente ben protetto.
Per avere possibilità di vittoria la battaglia deve diventare comune, tutti dobbiamo fare la nostra parte anche se non siamo in prima linea: e questo si può fare sostenendo i GIUSTI, quelle persone che credono nel principio della giustizia e non arretrano di una virgola.
E' un nostro dovere prenderli ad esempio perchè la mafia li potrà colpire solo quando la società civile li avrà abbandonati e noi non lo dobbiamo permettere anche se useranno ogni meschino sistema per ottenere questo scopo.
Non dimentichiamo le parole di Giovanni Falcone:
"La mafia non è affatto invincibile, è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine.
Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni"
Link: Su dell'Utri è stato scritto un libro Stato a rovescio ,articolo sul tema di Antimafia duemila La memoria ritrovata, Mario Ciancio Wikipedia, Un patto tra Berlusconi e la mafia? , Che dice l'emendamento d'Alia
I grossi mezzi di informazione sono ridotti a strumenti di assuefazione delle persone che non possono rispondere all'attacco perchè è percepito: sono talmente storditi da non capire l'ingranaggio in cui sono finiti.
Ma nei giovani c'è una voglia di riscatto ma purtroppo anche molta rassegnazione che gli impedisce anche solo di iniziare a combattere.
La Tv poi trasmette loro una verità fatta di politici corrotti che sono uomini di successo e famosi mentre i magistrati, difensori delle legalità, fanno il loro lavoro fra mille difficoltà..... queste sono regole del gioco.
MA LA MAFIA E' TERRORIZZATA DALLA COSCIENZA CIVILE CHE HA MEMORIA E VUOLE RISCATTO.
Ma purtroppo gli esempi che hanno a disposizione sono devastanti, come un Dell'Utri eroe che ha possibilità di andare nelle scuole a raccontare solo la sua di verità.
Hanno a disposizione quindi una informazione ma soprattutto ISTRUZIONE AL CONTRARIO e quindi i ragazzi non possono farsi una propria coscienza critica, istruzione che viene ulteriormente messa in difficoltà dalle nuove leggi sulla scuola che fanno tutto per indebolirla ancora di più.
E la diffusione di una informazione libera è il punto fondamentale per combattere questa battaglia.
Purtroppo però Mario Ciancio ha il monopolio dell'informazione in Sicilia tanto da impedire a testate nazionali come Repubblica di pubblicare pagine locali.
E il ddl sulle intercettazioni che impedisce la pubblicazione delle intercettazioni o l'ultimo emendamento al pacchetto sicurezza di D'Alia mentre il secondo mette sotto controllo il web, pena una salatissima multa che i provider faranno di tutto per non pagare.
Si deve considerare poi il fatto che la politica non vuole che si parli della politica, fa fatica a indagare al suo interno per scoprire la verità di fatti gravi avvenuti: Pio la Torre era un antimafioso radicale e per il suo omicidio sono state fatte anche indagini interne ma ipotesi di questo tipo non trovano spazio nei giornali.
Come ho già detto lo scopo principale di antimafia 2000 e cercare i mandanti delle stragi del 1992: la cosa incredibile è che la mafia ha colpito la seconda volta dopo soli 58 gg dalla morte di Falcone. L'unico motivo per un fatto del genere è che quell'omicidio ERA PER IL BENE DI COSA NOSTRA!!
Borsellino forse avrebbe potuto impedire l'accordo mafia-Stato e quindi è stato condannato a morte.
Gaspare Mutolo dichiara di averlo visto sconvolto dopo l'incontro con Mancini e Parisi ( tanto da mettere in bocca 2 sigarette contemporaneamente!) e pensa che sia stato in quel momento che è stato messo al corrente della trattativa a cui però non voleva partecipare.
A questo punto l'unica cosa da fare era farlo uccidere velocemente per mano di Riina.
Il giorno del suo omicidio è scomparsa la sua inseparabile agenda rossa, ci sono le immagini del poliziotto che la tiene in mano ma quest'ultimo continua a negare e lo fa perchè si sente ben protetto.
Per avere possibilità di vittoria la battaglia deve diventare comune, tutti dobbiamo fare la nostra parte anche se non siamo in prima linea: e questo si può fare sostenendo i GIUSTI, quelle persone che credono nel principio della giustizia e non arretrano di una virgola.
E' un nostro dovere prenderli ad esempio perchè la mafia li potrà colpire solo quando la società civile li avrà abbandonati e noi non lo dobbiamo permettere anche se useranno ogni meschino sistema per ottenere questo scopo.
Non dimentichiamo le parole di Giovanni Falcone:
"La mafia non è affatto invincibile, è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine.
Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni"
Link: Su dell'Utri è stato scritto un libro Stato a rovescio ,articolo sul tema di Antimafia duemila La memoria ritrovata, Mario Ciancio Wikipedia, Un patto tra Berlusconi e la mafia? , Che dice l'emendamento d'Alia
martedì 3 febbraio 2009
IL CONCETTO DI ANTIMAFIA....secondo Telejato!!!
L'antimafia, secondo noi, è soprattutto concretezza.
Partendo dal fatto che bisogna "sporcarsi le mani" per poter incidere nel cambiamento sociale e culturale bisogna parallelamente sostenere l'azione di contrasto dei reparti investigativi e giudiziari. Limitarsi alle parole - anche belle e sonanti - non serve a sconfiggere le mafie, essere generici non aiuta, anzi rischia di creare polveroni pericolosi e controproducenti.
Secondo noi per contrastare efficacemente le collusioni, l'insabbiamento, la corruzione, le contiguità e complicità, come anche l'infiltrazione nell'economia "legale" e negli appalti pubblici, servono attacchi precisi, documentati....svolgendo un corretto e preciso lavoro di osservazione dei fatti, degli atti, di raccolta di segnalazioni... Serve essere vicini ai parenti delle vittime di mafia ma anche a quanti devono essere sostenuti concretamente (le parole non servono a molto) per trovare la forza di denunciare e rompere l'omertà.
Sempre secondo noi, occorre poi coerenza tra il dire e il fare, e questo significa anche essere intransigenti. Se un politico, un amministratore pubblico è corrotto e/o colluso, non ci si può sedere al fianco nel nome della legalità e della lotta alle mafie. Serve essere fuori dalle logiche politiche, mai essere di parte, altrimenti si darebbe il segnale pericoloso, la cui sola percezione può essere devastante, di operare ed agire per sostenere questo o quello schieramento o bandiera. se si cede al compromesso morale e/o materiale, se si diventa di parte, non si è più credibili!
Certo tutto questo (attinenza e denuncia dei fatti, fare nomi e cognomi, non schierarsi con questa o quella parte politica, essere intransigenti ed uscire dalla furia delle parole) non aiuta a vivere meglio. Lo sappiamo bene. Questo significa essere fuori dai canali di finanziamento istituzionali che la pubblica amministrazione e le Regioni gestiscono. Questo significa anche essere "esclusi" dal circo mediatico che dà tanta popolarità. Se non accetti di essere parte del disegno di un "antimafia" normalizzata, non sarai mai invitato - ad esemopio - alle trasmissioni televisive. Ma se uno sceglie di fare antimafia nei fatti, crediamo non ci sia scelta. O la si fa coerentemente subendo isolamenti e intimidazioni, faticando fatica ogni volta per coprire con l'autofinanziamento le proprie spese...oppure si fa altro! Legittimo....ma lo si dica...non si giochi con le parole, la speranza ed i sogni.
L'antimafia - se "normalizzata" - diventa un business. La prima ad accorgersene è stata proprio la mafia, lo illustrano bene Lirio Abbate e Peter Gomez ne "I complici" e lo ripete anche don Luigi Ciotti sempre più spesso. E' la mafia che sempre più spesso si mette a organizzare mobilitazioni "contro le mafie", che cerca di infiltrarsi, che costituisce cooperative per cercare di riprendersi i beni confiscati.
Ecco perchè occorre attenzione e concretezza.
Maggiori notizie su Telejato www.telejato.it
quellichefannoiltiofpertelejato.blogspot.com
Partendo dal fatto che bisogna "sporcarsi le mani" per poter incidere nel cambiamento sociale e culturale bisogna parallelamente sostenere l'azione di contrasto dei reparti investigativi e giudiziari. Limitarsi alle parole - anche belle e sonanti - non serve a sconfiggere le mafie, essere generici non aiuta, anzi rischia di creare polveroni pericolosi e controproducenti.
Secondo noi per contrastare efficacemente le collusioni, l'insabbiamento, la corruzione, le contiguità e complicità, come anche l'infiltrazione nell'economia "legale" e negli appalti pubblici, servono attacchi precisi, documentati....svolgendo un corretto e preciso lavoro di osservazione dei fatti, degli atti, di raccolta di segnalazioni... Serve essere vicini ai parenti delle vittime di mafia ma anche a quanti devono essere sostenuti concretamente (le parole non servono a molto) per trovare la forza di denunciare e rompere l'omertà.
Sempre secondo noi, occorre poi coerenza tra il dire e il fare, e questo significa anche essere intransigenti. Se un politico, un amministratore pubblico è corrotto e/o colluso, non ci si può sedere al fianco nel nome della legalità e della lotta alle mafie. Serve essere fuori dalle logiche politiche, mai essere di parte, altrimenti si darebbe il segnale pericoloso, la cui sola percezione può essere devastante, di operare ed agire per sostenere questo o quello schieramento o bandiera. se si cede al compromesso morale e/o materiale, se si diventa di parte, non si è più credibili!
Certo tutto questo (attinenza e denuncia dei fatti, fare nomi e cognomi, non schierarsi con questa o quella parte politica, essere intransigenti ed uscire dalla furia delle parole) non aiuta a vivere meglio. Lo sappiamo bene. Questo significa essere fuori dai canali di finanziamento istituzionali che la pubblica amministrazione e le Regioni gestiscono. Questo significa anche essere "esclusi" dal circo mediatico che dà tanta popolarità. Se non accetti di essere parte del disegno di un "antimafia" normalizzata, non sarai mai invitato - ad esemopio - alle trasmissioni televisive. Ma se uno sceglie di fare antimafia nei fatti, crediamo non ci sia scelta. O la si fa coerentemente subendo isolamenti e intimidazioni, faticando fatica ogni volta per coprire con l'autofinanziamento le proprie spese...oppure si fa altro! Legittimo....ma lo si dica...non si giochi con le parole, la speranza ed i sogni.
L'antimafia - se "normalizzata" - diventa un business. La prima ad accorgersene è stata proprio la mafia, lo illustrano bene Lirio Abbate e Peter Gomez ne "I complici" e lo ripete anche don Luigi Ciotti sempre più spesso. E' la mafia che sempre più spesso si mette a organizzare mobilitazioni "contro le mafie", che cerca di infiltrarsi, che costituisce cooperative per cercare di riprendersi i beni confiscati.
Ecco perchè occorre attenzione e concretezza.
Maggiori notizie su Telejato www.telejato.it
quellichefannoiltiofpertelejato.blogspot.com
"STO VEDENDO LA MAFIA IN DIRETTA"
di Giorgio Bongiovanni
Ecco perché la strage Borsellino è un omicidio di Stato. Una sola mossa. Durata, forse, una manciata di minuti per far sparire tutto, sino all’ultima traccia, quanto Paolo Borsellino sapeva, aveva capito, cercava disperatamente di provare. Non era infatti sufficiente disintegrare lui, farlo saltare in aria assieme ai ragazzi e ragazze della sua scorta.
Era ugualmente e altrettanto necessario trafugare, sottrarre e far sparire l’agenda rossa del giudice Borsellino. Quella annuale dell’Arma dei Carabinieri da cui il magistrato non si separava mai, quella che conteneva tutte le sue annotazioni più riservate, le più importanti, raccolte nei 56 giorni di corsa estenuante che separano Capaci da Via D’Amelio.
Agnese Piraino Leto, la vedova Borsellino, ha spiegato più e più volte agli inquirenti con quanta attenzione il marito si assicurava di portare sempre con sé quell’agenda sulla quale scrisse anche domenica 19 luglio 1992.
La famiglia si trovava nel villino di Villagrazia di Carini dove il giudice, in tempi che non conosceva più, amava rilassarsi e godere dell’affetto di propri cari. Quello era il primo giorno di quasi riposo dalla morte del collega e amico Giovanni Falcone, il suo “scudo umano”. Anche lui dilaniato da una bomba il 23 maggio con la moglie Francesca Morvillo e i ragazzi della scorta. Non era riuscito a dormire però durante il suo consueto sonnellino dopo pranzo, come raccontano i numerosi mozziconi di sigaretta rimasti nel portacenere. Si era solo ritirato nella sua stanza. Chissà quali e quanti pensieri affollavano la sua mente. Forse gli stessi con cui - racconta la moglie - quello stesso giorno riempì, con la fitta e complicata scrittura, le pagine dell’agenda rossa.
Nessuno tra le persone che gli furono più vicine conosce il contenuto di quelle riflessioni. Non le aveva confidate né ai famigliari né ai suoi colleghi più stretti. Forse per proteggerli.
Qualcun altro, invece, se non sapeva esattamente cosa vi era scritto, lo immaginava e non poteva correre il rischio che venisse reso pubblico.
Mentre via D’Amelio bruciava nell’inferno di corpi e lamiere sparpagliati in ogni dove, un uomo emergeva dal fumo, prendeva la valigetta del giudice per poi riposizionarla, poco dopo, sul sedile posteriore della croma. Leggermente annerita la borsa da lavoro del giudice è rimasta pressoché intatta. Dentro vi era tutto, compreso il costume da bagno ancora umido, ma non l’agenda rossa.
Qualcuno sapeva che era lì dentro.
Qualcuno sapeva di doverla far sparire immediatamente.
Continua
Ecco perché la strage Borsellino è un omicidio di Stato. Una sola mossa. Durata, forse, una manciata di minuti per far sparire tutto, sino all’ultima traccia, quanto Paolo Borsellino sapeva, aveva capito, cercava disperatamente di provare. Non era infatti sufficiente disintegrare lui, farlo saltare in aria assieme ai ragazzi e ragazze della sua scorta.
Era ugualmente e altrettanto necessario trafugare, sottrarre e far sparire l’agenda rossa del giudice Borsellino. Quella annuale dell’Arma dei Carabinieri da cui il magistrato non si separava mai, quella che conteneva tutte le sue annotazioni più riservate, le più importanti, raccolte nei 56 giorni di corsa estenuante che separano Capaci da Via D’Amelio.
Agnese Piraino Leto, la vedova Borsellino, ha spiegato più e più volte agli inquirenti con quanta attenzione il marito si assicurava di portare sempre con sé quell’agenda sulla quale scrisse anche domenica 19 luglio 1992.
La famiglia si trovava nel villino di Villagrazia di Carini dove il giudice, in tempi che non conosceva più, amava rilassarsi e godere dell’affetto di propri cari. Quello era il primo giorno di quasi riposo dalla morte del collega e amico Giovanni Falcone, il suo “scudo umano”. Anche lui dilaniato da una bomba il 23 maggio con la moglie Francesca Morvillo e i ragazzi della scorta. Non era riuscito a dormire però durante il suo consueto sonnellino dopo pranzo, come raccontano i numerosi mozziconi di sigaretta rimasti nel portacenere. Si era solo ritirato nella sua stanza. Chissà quali e quanti pensieri affollavano la sua mente. Forse gli stessi con cui - racconta la moglie - quello stesso giorno riempì, con la fitta e complicata scrittura, le pagine dell’agenda rossa.
Nessuno tra le persone che gli furono più vicine conosce il contenuto di quelle riflessioni. Non le aveva confidate né ai famigliari né ai suoi colleghi più stretti. Forse per proteggerli.
Qualcun altro, invece, se non sapeva esattamente cosa vi era scritto, lo immaginava e non poteva correre il rischio che venisse reso pubblico.
Mentre via D’Amelio bruciava nell’inferno di corpi e lamiere sparpagliati in ogni dove, un uomo emergeva dal fumo, prendeva la valigetta del giudice per poi riposizionarla, poco dopo, sul sedile posteriore della croma. Leggermente annerita la borsa da lavoro del giudice è rimasta pressoché intatta. Dentro vi era tutto, compreso il costume da bagno ancora umido, ma non l’agenda rossa.
Qualcuno sapeva che era lì dentro.
Qualcuno sapeva di doverla far sparire immediatamente.
Continua
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