Di Lorenzo Baldo, vicedirettore di Antimafiaduemila ( Progetto Funima International: aiutiamo i bambini del Sudamerica Nota: Antimafiaduemila usa i suoi mezzi per portare avanti 2 progetti colossali, fare giornalismo di inchiesta sulla mafia ed aiutare i bambini del Sudamerica in gravissime condizioni di povertà ( Diario del saccheggio qui ): da oggi in poi ad antimafiaduemila verranno collegati entrambi.....chi ha la possibilità di dare una mano lo faccia, le indicazioni sono nel sito riportato. Grazie )
ANTIMAFIADuemila nasce il 25 marzo del 2000 da un gruppo di amici che condivide lo stesso ideale di giustizia, e soprattutto dalla volontà del nostro direttore Giorgio Bongiovanni, siciliano, che ha unito una personale esperienza spirituale ad un forte impegno civile contro la mafia.
Quello che anima la redazione è uno spirito di servizio che si fonda essenzialmente sulla ricerca della verità sui mandanti esterni nelle stragi del biennio '92/'93. Soprattutto per quanto riguarda la strage di via d'Amelio dove è morto Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina. Una strage che ha visto coinvolti pezzi deviati dello Stato e che è stata sancita da quella “trattativa” tra mafia e Stato alla quale Paolo Borsellino si era opposto con tutte le sue forze.
Laboratorio di giornalismo civico
Joseph Pulitzer è il noto giornalista nato in Ungheria nel 1847 il cui nome da il titolo al prestigioso premio assegnato ogni anno dal 1917 dalla "Columbia University" di New York a giornalisti e scrittori americani, il famoso “Premio Pulitzer”.
L’aforisma che ritengo possa rappresentare uno dei pilastri fondamentali del mestiere di giornalista recita così:
“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri.”
Questo è uno dei motivi per cui da quasi 10 anni esiste Antimafia Duemila: portare alla luce fatti, notizie sul fenomeno di Cosa Nostra che ha segnato oltre 200 anni della nostra storia; fornendo una chiave di lettura per comprendere la complessità di questa organizzazione criminale e la sua pericolosità per il futuro della nostra democrazia.
Siamo di fronte a un fenomeno criminale che senza l’apporto di “poteri occulti” non sarebbe riuscito a compiere le azioni più eclatanti che hanno insanguinato l’Italia.
Stragi e omicidi avvolti in una fitta nebbia molto spesso resa impenetrabile da una stampa complice e asservita a quelli che Giovanni Falcone definiva “ibridi connubi fra criminalità organizzata, alcuni centri di potere extraistituzionali e settori devianti dello Stato”.
Ed è in questo “gioco grande” che l’Informazione ha un ruolo strategico.
Oggi come ieri il rischio che corriamo è che l’informazione occultata, falsata o totalmente distorta tenti di cambiare a suo modo il corso della storia.
Il nostro futuro come cittadini del mondo è a un bivio, può prendere una direzione o un’altra a seconda delle volontà di coloro che gestiscono il potere mondiale:
una direzione di evoluzione pacifica è quella che tutti auspichiamo, ma da quello che succede nel mondo sembra più probabile che l’evoluzione del genere umano prenda una direzione opposta, segnata ulteriormente da guerre e da profonde ingiustizie. E questo grazie anche al potere di controllo dei mezzi di informazione.
Alcuni anni fa il professor Noam Chomsky ha affrontato Il rapporto tra potere politico e verità, intesa come l’immagine del mondo fornita ai cittadini dal sistema dei media”.
Chomsky ha osservato in particolare due aspetti di questo sistema:
- I media non sono lo specchio della realtà che descrivono ma piuttosto i portavoce di una particolare visione della realtà rappresentativa delle élite economiche e politiche ai vertici della società;
- la filosofia dell’intrattenimento (che è la base dell’attività dei mass media), viene considerata da Chomsky come una tecnica per addormentare lo spirito critico degli individui cullandoli in una passività priva di significati.
- Chomsky considera i media come gli strumenti utilizzati, per costruire il consenso, dalle grandi società di comunicazione, nelle mani dei gruppi al potere.
Le notizie che appaiono sui media risultano pertanto filtrate attraverso una sorta di dogana dell’informazione che sceglie le priorità da dare e gli argomenti ai quali offrire maggiore visibilità;
Le società di comunicazione che controllano i media si comportano nei confronti delle leggi di mercato come se fossero normali imprese economiche perseguendo cioè obiettivi prettamente redditizi.
Un problema reale che in Italia viviamo ormai da molti anni, con l’aggravante che qui da noi il potere politico può arrivare a condizionare i Media a volte in convergenza con Cosa Nostra e quegli ibridi connubi con i settori deviati dello Stato che a suo tempo Falcone aveva individuato.
Non dimentichiamoci che nel 2005, secondo il rapporto di Freedom house sulla libertà di stampa, l'Italia era al 79° posto nella categoria “parzialmente libera” (a parimerito con il Botswana - in Africa, unica nazione in Europa insieme alla Turchia). E nonostante nel rapporto del 2007 che faceva riferimento al periodo del dopo elezioni del 2006 vinte da Prodi, l'Italia sia salita di classifica nella categoria “libera”, la situazione attuale è tuttaltro che rosea.
Secondo il rapporto pubblicato dal Comitato Internazionale per la Protezione dei Giornalisti (CPJ) di un paio di anni fa sette volte su dieci i giornalisti sono deliberatamente uccisi a causa dei loro reportage.
Governi e autorità militari sono responsabili del 27 per cento degli omicidi avvenuti negli ultimi 15 anni. Ma non ci sono solo i giornalisti ammazzati. Ci sono anche quelli in carcere, che oggi nel mondo sono oltre 150. Fino al 2005 la Cina era il paese alla testa della lista, con trentadue arresti.
Di questi, la metà riguardava giornalisti che scrivevano su internet.
Il secondo posto veniva occupato da Cuba, con 32 giornalisti e scrittori incarcerati, la maggior parte dei quali catturati durante i fatti del 2 marzo 2003, quando il governo intervenne con mano dura conto ogni forma di dissidenza.
Per quanto riguarda i giornalisti ammazzati dalla mafia la storia del nostro Paese ne è tragicamente costellata: Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato, Giuseppe Impastato, Mario Francese, Giuseppe Fava, Mauro Rostagno, Beppe Alfano,… uomini calati completamente nella realtà, che hanno sfidato la logica del potere, finendo poi per essere ammazzati.
Come simbolo del coraggio di questi uomini cito un brano dell'ultima intervista di Pippo Fava, direttore de I Siciliani, intervista trasmessa su Rete4 nel programma di Enzo Biagi “Filmstory”, il 28 dicembre 1983, una settimana prima di essere assassinato dalla mafia il 5 gennaio 1984
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