Dal BLOG di Benny Calasanzio giovedì, novembre 27, 2008
Pubblicato da Omar il 28 Novembre 2008
Io, "intimidito" dall' "antimafia"
Quello che sto scrivendo non è il solito post, non vi sto raccontando le malefatte di qualche politico o i soprusi del potente di turno. Oggi sto scrivendo una delle pagine più nere e vergognose della storia dell’associazionismo antimafia.
Avete letto qualche giorno fa il POST in cui deprecavo la partecipazione della signora Maria Grazia Laganà, indagata dalla Dda di Reggio Calabria per truffa allo Stato, al vertice antimafia organizzato dalla Fondazione Caponnetto. Ho scritto l’articolo domenica scorsa, citando fatti e circostanze, chiedendo di chi fosse la responsabilità di quella presenza "inopportuna".
Martedì 25 novembre 2008 alle 15.31.35 mi scrive Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Caponnetto:Colgo nella tua mail rabbia e dolore anche e soprattutto nei miei confronti e me ne dispiace. Se vuoi a voce possiamo parlare a casa da nonna betta. Fammi sapere.Per un momento mi rincuoro. Penso che la Fondazione si sia resa conto dello scivolone compiuto nell’invitare Maria Grazia Laganà, che voglia quanto meno “spiegarsi”, che abbia compreso l’imperdonabile e pessimo esempio fornito ai quasi duecento ragazzi delle scuole.
Oggi invece un esponente della Fondazione Caponnetto ha telefonato al direttore del Corriere Fiorentino, giornale con il quale ho un semplice contratto di collaborazione, minacciando querele contro di me e contro il giornale per le parole che ho scritto sulla Fondazione. Ma cosa c’entra il Corriere con quello che scrivo sul mio blog? Io ho scritto l’articolo sul mio sito, dicendo che ero andato al vertice per conto del Corriere Fiorentino, ma che il giorno dopo non avevo scritto nulla sul giornale. Ma questo era chiaro, non era in discussione. Quella telefonata aveva un altro significato fin troppo esplicito. Quella telefonata doveva forse mettermi contro il giornale, mettere il Corriere Fiorentino nelle condizioni di dovere annullare il mio contratto o quantomeno “richiamarmi all'ordine” per aver scritto “qualificandomi” come giornalista del Corriere, cosa che non ho fatto, e che per fortuna è sotto gli occhi di tutti. Il presidente Calleri aveva il mio recapito telefonico, perché non hanno chiamato me per minacciare querela? Aveva un significato particolare invece chiamare la redazione del giornale?Considero questa una “intimidazione professionale” che risulta ancora più odiosa e schifosa in quanto proviene da una Fondazione che dovrebbe tutelare e trasmettere i valori di quel grande uomo e professionista che è stato Antonino Caponnetto.Io sono davvero, per la prima volta, senza parole. Denuncerò fortemente questa azione delegittimante e mi tutelerò nelle dovute sedi.Quello che alcuni non tollerano è che un’associazione antimafia venga chiamata a rispondere dei propri comportamenti da un comune cittadino. Si considerano intoccabili, inattaccabili, e quando qualcuno fa notare loro che tra le “guardie” c’era un sospetto “ladro” minacciano di querelare.
E’ questo il prezzo che in Italia si deve pagare solo per avere fatto notare una presenza anomala ad un vertice antimafia? Se è questo lo pagherò, con serenità, senza raddrizzare di un millimetro la mira, continuando, imperterrito, a raccontarvi quello che vedo e che vivo, cosciente che non ci sono intoccabili, tanto meno nell’antimafia.
Coomento di Omar :Cari ragazzi Benny ha la mia piena e sincera solidarietà.
In questo paese non ci si può fidare di nessuno, o per lo meno le persone affidabili sono sempre più rare. Anche quando sembrerebbe palese la posizione di un "gruppo" o di un' "associazione" succedono cose inimmaginabili.Persone come Benny, Pino e moltissime altre che lottano tutti i giorni contro le mafie e non solo meritano un aiuto concreto.Stando dalla loro parte e reagendo noi stessi alle situazioni illegali che ci compaiono dinanzi agli occhi denunciandole.
Legalità e giustizia = democrazia...quella vera!
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